La Jornada Semanal dialoga con Zygmunt Bauman, sociologo polacco, Premio Principe delle Asturie per la Comunicazione e umanistica 2010, sulla speranza, il pessimismo, l’ottimismo e il destino dell’Europa. Spesso dipinto – anche da se stesso – come un pessimista, Bauman riesce a combinare lo scetticismo dell’analisi con l’ottimismo dell’azione; riluttante nel fare predizioni, non ha mai rinunciato alla speranza. Vivere senza speranza in questi “tempi bui”, come li ha chiamati Hannah Arendt, -dice Bauman- è difficile; ed è altrettanto difficile vivere con una speranza non ancorata, non legata a un tempo e a un luogo determinato. È come vivere con uno spirito senza corpo. Inoltre: la gente non lascia che qualcuno resti con la sua speranza tanto vaporosa, domanda e insiste: “su cosa basi la tua speranza?”, “che prove hai per sostenerla?”.
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NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
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