STUPIDA RAZZA

venerdì 10 maggio 2019

Non è populismo, si chiama altra politica (una terza via tra establishment e demagoghi)



Partendo dalla battaglia semantica per il recupero della parola “populismo”, un libro di Pierfranco Pellizzetti analizza le storture del Sistema vigente – dominato dalla finanza globale – fornendo alcune strade per l'alternativa: bisogna riorganizzare il frammentato mondo del lavoro e ripartire dai beni comuni. Rilanciando l'idea del conflitto, anche aspro, inteso come motore del cambiamento e della democrazia radicale; la città sarebbe il luogo ideale per esercitare questo (necessario) antagonismo.

di Giacomo Russo Spena [@giakrussospena]


La battaglia è, innanzitutto, semantica. La tesi di Pierfranco Pellizzetti, saggista ed autore del libro “Il conflitto populista” (138pp, Ombre corte), parte dallo stravolgimento di significato del lemma "populismo", etichetta ormai utilizzata per espellere dal discorso pubblico le posizioni di chiunque osi criticare i diktat delle oligarchie economico-finanziarie. Peggio ancora, si definiscono "populisti" leader come Trump, Putin, Salvini, Le Pen, Orban e Grillo. Mentre, per Pellizzetti, tali personaggi non sarebbero altro che abili demagoghi sotto mentite spoglie. "Il populismo di destra - si legge nel libro - è soltanto una trappola semantica per dirottare l'energia dei più a vantaggio dei pochi, a favore di interessi e obiettivi anti-popolari". Come? "Con le politiche della paura e con la mutazione del concetto stesso di sicurezza, da security (il proprio ruolo sociale) a safety (incolumità fisica)".

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http://temi.repubblica.it/micromega-online/non-e-populismo-si-chiama-altra-politica-una-terza-via-tra-establishment-e-demagoghi/

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