STUPIDA RAZZA

mercoledì 10 luglio 2013

Perdere l’"identità" è perdere la faccia

Ma ha senso, nell'epoca fluida e globale, appellarsi alle identità personali e comunitarie, politiche e culturali? Le identità non sono reperti arcaici, inerti e retorici o, come rozzamente dice qualcuno, cazzate e baggianate? L'identità è un principio fondamentale in filosofia: è di derivazione presocratica ma Aristotele fonderà la logica occidentale sul principio d'identità.

Quella logica su cui ancora ci basiamo per capire e distinguere. Ma è anche un concetto usurato nella pratica se ne consideriamo l'uso e l'abuso per rassicurare le proprie pigrizie, non confrontarsi col mondo, chiudersi nel proprio recinto. Personalmente preferisco riferirmi a un principio più fluido e vitale che è la tradizione, dove la continuità implica il mutamento, il passaggio generazionale di padre in figlio, e dove il senso della trasmissione non riguarda solo il passato ma anche il futuro. Diciamo che l'identità sta alla tradizione come la montagna sta al mare. O, con una formulazione più filosofica, l'identità attiene all'Essere, la tradizione è l'essere in divenire. Comunque riconoscere l'identità è riconoscere in ogni persona e comunità non solo i diritti individuali ma un volto, un'anima e una storia, rispettando nell'identità la sua dignità.

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