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 Nel 2008 iniziò la “crisi peggiore dal ‘29”. Nessun esperto, economista
 o altro, l’aveva predetta, pur se poi qualcuno ricordò spezzoni di 
frasi di qualche isolato per poter dire che c’era stato un “guru”. E del
 resto se ne trovano sempre. Se si raccolgono cento scemenze dette a 
caso sul tempo che farà dopo una settimana o un mese, qualcuno avrà 
“indovinato” e verrà eletto il guru delle previsioni meteorologiche. Se 
poi, nel mese successivo verranno raccolte altre cento scemenze, 
risulterà eletto un nuovo guru e così via in una fiera delle idiozie 
umane più preziose.
  
Appena
 innnescatasi la crisi, ci fu chi volle considerarla di durata e gravità
 non superiori ad altre, chi invece, come già detto, la paragonò al 
suddetto ’29, ecc. ecc. Non ho sottomano tutti gli articoli da me 
scritti su questo blog (che ha preso avvio, con altro nome, nel gennaio 
2006), ma credo di non aver tardato molto a paragonarla a quella di 
lunga depressione di fine ‘800. Una crisi che non conobbe sprofondamenti
 (economici) drammatici, avvenuta nel pieno della “seconda rivoluzione 
industriale” (cioè in un’epoca di grandi innovazioni), tutto sommato una
 fase storica in cui, soprattutto nell’area del capitalismo avanzato 
dell’epoca, non vi furono nemmeno eventi bellici di grande rilievo (che 
sarebbero poi scoppiati nel corso del XX secolo). Il cosiddetto trend
 della crisi fu relativamente piatto, ma con ondulazioni all’in giù come
 all’in su; quindi con un alternarsi di cadute per null’affatto 
verticali (né generali) e di modeste crescite del tipo di quelle che 
oggi vengono teneramente definite “ripresine”.

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