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Professore, Lei è stato tra i primi economisti europei ed evidenziare i
danni provocati dall'euro ed a chiedere la sua fine. In una delle
ultime analisi ha scritto che si tratta di una sorte inevitabile.
Secondo Lei, quanto tempo ancora ci vorrà e da quale paese potrà partire
l'iniziativa?
A questo punto bisogna distinguere due problematiche. La prima riguarda l'analisi della situazione economica che l'euro ha creato e delle sue conseguenze.
Da ormai quasi tredici anni osserviamo che l'euro non solo non ha
prodotto le convergenze macroeconomiche sperate, ma ha invece accentuato
le divergenze. L'ho detto a più riprese, e ormai questa mia posizione
riscuote consenso tra gli economisti. Constatiamo anche che l'euro
rappresenta un enorme freno per la crescita nella maggior parte dei
paesi che l'hanno adottato, ad eccezione, ovviamente, della Germania.
Per finire, si osserva che l'euro fa aumentare i deficit, tanto interni
quanto esteri, e che porta verso un debito sempre più grande dei paesi
che sono entrati nell'Unione economica e monetaria. Tutto questo è
abbondantemente documentato da numerosi autori. Siccome l'euro può
funzionare solo in una spirale di impoverimento per la maggior parte dei
paesi, ne deduco che è destinato a fallire.
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