Andiamo,
questa volta, alle radici dell’infelicità che morde gli uomini d’oggi e
che rappresenta la cifra più significativa di questo primo scorcio di
millennio. Anticipiamolo: l’infelicità diffusa che scorgiamo tra il
grigiore della città, almeno laddove si è mantenuta l’abitudine di
osservare la vita a discapito della fretta di fenderne gli spazi assorti
nel proprio privato, ha poco a che vedere con la crisi.
L’infelicità precede questa crisi
ed è la “condicio sine qua” della nostra civiltà, quella che tutti
ormai chiamiamo “società dei consumi”. Per questo è un’infelicità
cronica.
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