La strada di questa seconda Repubblica, dal 1992-93 fino ai nostri giorni, si può riassumere in poche parole, anzi ne bastano due: suicidio e tradimento.
L’attuale fase, oramai in putrefazione, incominciò con un terremoto istituzionale, alla fine del secolo scorso. Il sisma controllato, che doveva scuotere alcuni e non altri protagonisti della vita politica nazionale,
fu alimentato da cariche esterne. Benché l’esplosivo fosse stato
preparato al di là dei confini italiani, come raccontano titolati attori
di quella stagione, gli esecutori degli attentati, alla stabilità
sociale ed economica del Belpaese, furono locali.
Si trattava di far saltare un consunto patto internazionale
e di inaugurare un diverso scambio tra le parti in causa, omologato
alle mutate gerarchie derivanti dalla dissoluzione dell’impero
sovietico.
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