Con il suo
abituale garbo, Renzi ha annunciato che procederà “come un treno”
sulla, questione del Tfr in busta paga. In teoria questo dovrebbe
servire a rilanciare i consumi, sostenendo la domanda. Intenzione
meritoria, ma stanno proprio così le cose? Stando a quel che si dice, i
lavoratori che ne facciano richiesta, vedrebbero messi in busta paga
circa 100 euro che, diversamente, dovrebbero essere accantonati per il
Tfr. Facciamo due conti.
In primo
luogo, il lavoratore si troverebbe in busta paga non 100 euro (che
andrebbero nella retribuzione lorda) ma la parte che residua dal
prelievo fiscale e dai versamenti contributivi. Calcolando una
retribuzione media, direi che dei 100 euro 33 andrebbero al fisco, una
ventina per i versamenti contributivi e poco meno di 50 in busta paga
reale. In secondo luogo, quei 100 euro (circa 1.300 all’anno) farebbero
scattare la retribuzione di una parte dei lavoratori all’aliquota
superiore, per cui, questo significherebbe un ulteriore taglio di circa
l’8-9%. Altri ancora supererebbero la soglia oltre la quale
perderebbero il famoso bonus degli 80 euro.
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