L'offensiva dell'imperialismo statunitense è generale
– e segnala quanto sia lenta e irta di ostacoli la transizione al
multipolarismo - e tocca, quasi in contemporanea, i suoi due principali
competitori globali: prima la Russia, ora la Cina popolare. E avviene
proprio mentre i rapporti politici, economici e militari tra Mosca e
Pechino si fanno sempre più stretti e rivelano una crescente capacità di
attrazione nei confronti di altre potenze emergenti, India su tutte.
Le proteste in atto a Hong Kong, organizzate da quel
Movimento pandemocratico al quale tante cancellerie e governi
occidentali hanno lisciato il pelo (incontri al Consolato Usa
di Hong Kong, donazioni da Oltreoceano, dubbi legami di alcuni magnati
con la Cia, programmi di addestramento di futuri leader della protesta, e
l'azione di educazione politico-culturale dell'Hong Kong American
Center presieduto dall'ex diplomatico statunitense Morton Holbrook)1 si
configura come l'ultima, in ordine di tempo, manifestazione sovversiva
delle “rivoluzioni colorate”, che da qualche lustro colpiscono con
precisione chirurgica in zone strategiche i governi non allineati -
puntualmente descritti come “regimi sanguinari” - in nome della libertà,
della non-violenze e dei diritti.
leggi tutto:
http://www.stampalibera.com/index.php?a=27940
Nessun commento:
Posta un commento