Il dibattito a sinistra su reddito minimo e di 
cittadinanza. Una risposta critica alle argomentazioni di Marco Bascetta
 e Piero Bevilacqua, pubblicate sul manifesto
                
                    
                    
                Da più di trent’anni il bisogno di cambiamento 
sociale subisce continue frustrazioni. Per quale ragione ciò accade? 
Credo che la risposta sia relativamente semplice: da più di trent’anni 
ognuno dei brandelli di quella forza che una volta costituiva la 
cosiddetta sinistra – che a suo tempo si indentificava con il 
cambiamento necessario – pretende di riuscire ad autoconfermarsi come unica vera forza alternativa, contribuendo a una
 moderna ripetizione della Torre di Babele. Elenchiamo i soggetti in 
campo. C’è chi, in continuità col vecchio Pci degli anni ’70, sostiene 
che solo la crescita potrebbe salvarci; chi, in vaga continuità con i movimenti dissidenti dell’epoca, afferma che a salvarci potrebbe essere non la crescita, ma il suo opposto, cioè la decrescita,
 magari perseguita in modo “felice”; c’è, inoltre, chi sostiene che 
l’unico modo di metabolizzare coerentemente i molti cambiamenti 
intervenuti sarebbe quello della corresponsione di un reddito di 
cittadinanza; altri, a loro volta, si oppongono a questa prospettiva, 
affermando che il reddito di cittadinanza instaurerebbe un parassitismo 
di massa, cosicché occorrerebbe procedere a espandere il lavoro nell’unico modo possibile, cioè con lavori concreti
 messi in moto dalla spesa pubblica. C’è, infine, chi avanza l’ipotesi 
che l’unica via d’uscita dalla crisi sia quella della redistribuzione 
del lavoro fra tutti a parità di salario. Ma essa, nonostante fosse 
stata chiaramente indicata come via maestra, prima da Marx e poi 
da Keynes, ha sin qui avuto un ruolo talmente marginale da non riuscire a
 incidere sul dibattito complessivo.leggi tutto:
http://sbilanciamoci.gag.it/Sezioni/italie/La-torre-di-Babele-della-sinistra-19244

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