Bisognerà infine prenderne atto. Così come la democrazia non si esporta
con la guerra, neanche il modello della grande impresa capitalistica
attecchisce facilmente in una nazione come l' Italia: disarticolata
nelle sue centinaia di campanili, sotto i quali la piccola impresa ha
dato luogo alla fusione, nel benee nel male, fra economiae famiglia.
Talvolta con le virtù della cooperazione ma altrove con i vizi dei
clan. Sviluppandosi col talento creativo delle arti e dei mestieri, ma
sempre con la tentazione della chiusura protezionistica. Marxisti e
capitalisti confidavano di risolvere nella forma superiore della grande
impresa tale caratteristica molecolare, indicata come una tara di
arretratezza sociale. Ma il panorama desolante delle fabbriche che
chiudono scompagina il loro schema: davvero non esiste un futuro
italiano pensabile senza imprese con migliaia di dipendenti? Basta uno
sguardo d' insieme sui registri delle Camere di Commercio per mettersi
alle spalle la controversia che divide gli economisti e i sociologi fin
da quando, alla fine degli anni Ottanta, Giuseppe De Rita lanciò la
provocazione del "piccolo è bello". Alla quale gli industrialisti
replicarono osservando che la seconda economia manifatturiera d' Europa
non può certo reggersi senza uno scheletro di grandi industrie, pena
ritrovarsi afflosciata su se stessa.
leggi tutto:
http://ricerca.gelocal.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/09/09/se-la-grande-industria-diventa-piccola.html
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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