STUPIDA RAZZA

martedì 18 giugno 2013

Il caso Grillo fra speranze ed incognite

 o adesso o mai più.
Il clamoroso successo ottenuto in Italia dal Movimento Cinque Stelle – inatteso nei tempi e nelle proporzioni
– ha aperto un caso politico, informativo e scientifico dalle molte sfaccettature. E molto variegati sono i
motivi per cui i suoi sviluppi sono oggi sotto la lente degli osservatori, sparsi ben oltre i confini della
penisola.
C’è chi mette in primo piano il devastante impatto che questo fenomeno sta avendo sulla tradizionale
configurazione del sistema politico, lanciando allarmi sulla tenuta delle istituzioni democratiche di fronte
all’ondata di discredito che il M5S cavalca e alimenta o, al contrario, coltivando la speranza di un imminente
crollo dell’establishment partitocratico, a cui dovrebbe seguire l’avvio di una nuova era nel governo della
cosa pubblica con il passaggio del testimone nelle mani della “base”, dei cittadini. I sostenitori più ottimisti
di questa seconda linea di lettura vedono nell’avanzata delle liste pentastellate l’indispensabile premessa di
una transizione dall’attuale meccanismo rappresentativo, fondato su elezioni periodiche e deliberazioni
parlamentari, a una gestione diretta del potere dal basso tramite consultazioni popolari online su ogni tema
rilevante, sul modello di quella “democrazia continua” che negli anni Novanta è stata teorizzata dal giurista
Stefano Rodotà, non a caso uno dei beniamini della platea telematica “grillina”. Più o meno sulla stessa scia
si collocano quanti interpretano lo sfondamento elettorale dei Cinque Stelle come la prova che, ormai, la
rivoluzione digitale sta dilagando e costringe alla ritirata i media tradizionali, a tal punto che una formazione
volontariamente priva di espressione diretta dal video, in radio o sulla carta stampata, assente da dibattiti e
talk shows e per giunta soggetta al quotidiano cannoneggiamento di avversari e commentatori in ogni ambito
comunicativo, è riuscita, partendo dal blog del suo fondatore e aggregandosi attorno ad esso in gruppi
organizzati molto più virtualmente che territorialmente, a sedurre un quarto dell’elettorato. Infine – e siamo
al classico last but not least –, in ambito accademico ma non solo, ci si domanda quali siano le idee-forza, le
proposte, gli stimoli, i riverberi di immagine che hanno fatto le fortune del movimento, su quali settori di
popolazione esso abbia fatto più colpo, che cosa si attendano adesso coloro che gli hanno affidato il proprio
voto. E, ovviamente, quale direzione di marcia il M5S intraprenderà dopo essere entrato in forze in
Parlamento e in vari organi di governo locale.

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 http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45695

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