Quando la campagna tardava a dare i suoi frutti o non li dava proprio Giuseppe, un contadino della borgata dove ho vissuto la mia adolescenza, si rivolgeva alla sua amata mula e le diceva: «Cara mula, qui invece d’a n d a’ avanti si rincula». Se al posto della mula, con tutto il rispetto, ci mettiamo il nostro governo e se al posto del contadino Giuseppe ci mettiamo Fabio Balboni, economista di Hbsc (importante banca internazionale), e se al posto della campagna ci mettiamo l’economia italiana il discorso non cambia. L’economia rincula. Almeno secondo Balboni, che tuttavia non è esattamente l’ultimo arrivato né ultima arrivata è la banca che rapp re s e nta . Non molti giorni fa il nostro presidentedel Consiglio Mario Draghi disse così: «A oggi non vedo una recessione quest’anno e il motivo è che abbiamo chiuso l’anno scorso molto, molto bene, e quindi ci portiamo dietro una crescita - come si dice - acquisita. Mi pare molto difficile che que s t’anno ci possa essere una recessione…». Fa bio Balboni, senior economist di Hbsc, dopo che la Commissione europea ha tagliato le stime di crescita dell’Italia per il 2022 al 2,4% dal precedente 4,1% ha sostenuto che «Le prospettive d el l ’economia italiana rimangono soggette a forti rischi di ribasso, considerato che l’Italia è tra i maggiori importatori di gas naturale russo e quindi potrebbe essere gravemente colpita da eventuali e improvvise interruzioni delle forniture». E fin qui anche noi sapevamo che il caro bollette sta determinando problemi gravissimi nel nostro Paese sia alle imprese, che consumano molta energia, sia alle famiglie appartenenti alle fasce di reddito medie e basse. Quello che però non sapevamo - o meglio che pensavamo ma evitavamo allo stesso tempo di pensare che avvenisse - era che tutto questo potesse trasformarsi in una possibile recessione ed invece lo stesso Balboni - che, intendiamoci, non è che qui stiamo prendendo come l’Oracolo di Delfi pendendo dalle sue labbra come una folla di allocchi - ha sostenuto che i rischi di ribasso del Pil sono aumentati in modo significativo e, anche se il settore dei servizi dovrebbe rimanere ben sostenuto grazie all’effetto delle riaperture, non si può escludere una recessione, quindi c’è quanto meno perplessità circa la possibilità che la forte ripresa registrata nel 2021 regga e trascini anche quella del 2022. Del resto, lo stesso M a r io Dragh i, molto prudentemente e in controtendenza rispetto ad altri entusiastici ministri, aveva ammesso in più occasioni che quella ripresa del 2021era anche dovuta al fatto che quanto più si cade in basso tanto più alto è il rimbalzo. È quella che in economia potremmo chiamare la «legge della palla» che non si riferisce alle palle che spesso i politici sparano in economia, ma più nobilmente al fatto che a un tonfo verso il basso, proprio come nel caso della palla, corrisponde un rimbalzo potente, al contrario delle palle dei politici che una volta sparate a terra si schiacciano al suol o. La possibile recessione è colpa del governo e in particolare di Mario Draghi? Pensiamo che la maggiore colpa sia europea, non per un acritico quanto sciocco filo draghismo, ma perché pensiamo che dinnanzi a una crisi economica della portata attuale o l’Eu ro pa rivedeva e sospendeva seriamente i vincoli del deficit e del debito assumendone la garanzia (e ciò poteva essere fatto in vari modi), o avrebbe dovuto immediatamente intervenire con un Energy fund per sostenere le economie dei Paesi, e non pensando che questa crisi si sarebbe risolta con le sanzioni alla Russia e con u n’ipotetica centrale unica di acquisto del gas che per ora è stata scritta in qualche documento e si è ascoltata in qualche intervento tanto roboante quanto vuoto. Spesso le due caratteristiche vanno di pari passo. Non siamo assolutamente d’accordo con le misure di politica economica che sono state intraprese dai governi Conte I e II né con l’ultima manovra finanziaria del governo Draghi. Sono stati soldi dispersi in mille rivoli e che hanno avuto un impatto risibile se non nullo sull’e cono mia i ta l i a n a . Ma quando le crisi investono un continente che ha anche una sua unità politica come l’Europa non si può pensare che gli Stati membri risolvano i problemi, oltre un certo limite, da soli, perché questo sarebbe come pensare che un singolo Stato dell’America del nord avrebbe potuto risolvere da solo la crisi pandemica e così non è stato attraverso un massiccio e poderoso intervento del governo federale. Ancora una volta l’Europa non c’è, non c’è stata e se c’è stata lo ha fatto non centrando la qualità degli interventi né fornendoli delle risorse necess a r ie.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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