STUPIDA RAZZA

giovedì 5 maggio 2022

La scuola perderà 1,4 milioni di alunni entro il 2023 E il governo inizia a limare gli organici

 

Da una parte ci sono i sindacati della scuola che sono già sul piede di guerra contro la riforma su formazione iniziale e reclutamento dei docenti contenuta nell’ultimo decreto Pnrr. Dall’altra c’è un quadro demografico che prevede, da qui al 2033/34, quasi 1,4 milioni di studenti (1.365.823 per l’esattezza) e 126.219 cattedre in meno. In mezzo c’è il governo Draghi che per finanziare un primo embrione di carriera “incentivata” degli insegnanti fa un bagno di realtà e inizia a limare gli organici - di 1.695 unità nel 2026 e di 2mila ogni anno fino al 2031 - dopo gli incrementi degli ultimi anni legati all’emergenza Covid e svincolati dalla perdita di alunni già in atto da diverso tempo. Nel giorno in cui, un pò tutte le sigle sindacali del comparto annunciano una forte mobilitazione e chiedono sponde in Parlamento per riscrivere il provvedimento (e aumentare fondi e docenti), sono le ultime proiezioni finite sui tavoli di palazzo Chigi e Mef a mostrare, per la prima volta, con numeri e simulazioni alla mano, il futuro per l’Istruzione nel prossimo decennio. Un quadro a dir poco allarmante, come ha lasciato intendere ieri tra le righe, replicando indirettamente ai sindacati, il ministro dell’Istruzione, che è anche un economista, Patrizio Bianchi. Da 7,4 milioni di studenti (ultimo dato disponibile 2021) si scenderà a poco più di 6 milioni nell’anno scolastico 2033/34, a “ondate” di 110- 120mila ragazzi in meno ogni anno. Di conseguenza, l’organico docente (che è una variabile dipendente dagli studenti) passerà dalle attuali 684.314 cattedre a 558.095 nel 2033/34, con riduzioni di 10-12mila posti ogni anno. L’effetto dell’andamento demografico si sentirà di più alle superiori, dove si passerà rispettivamente da 2.659.068 a 2.168.614 studenti e da 246.710 a 201.205 cattedre. Alle medie si passerà da 1.584.999 a 1.292.653 alunni e da 147.219 a 120.065 prof. Alle ex elementari i 2.314.000 ragazzi di oggi diventeranno, tra 12 anni, 1.887.193 e i loro maestri da 210.156 a 171.394. Discorso in parte diverso all’infanzia: quella statale scenderà di oltre 156mila bambini e poco meno di 15mila maestre. Ma nel Pnrr c’è un forte rilancio di nidi e infanzia, con oltre 2 miliardi finora impegnati; quindi è probabile che nelle nuove strutture gestite da enti locali (e, laddove previsto, privati) aumenterà l’offerta in tutt’Italia, anche di personale (nei tagli proposti nel decreto Pnrr l’infanzia è il settore meno toccato, con meno 70/80 maestre l’anno). A fronte di questi numeri, il ministro Bianchi ha optato per mantenere gli organici invariati fino al 2026 e, contemporaneamente potenziare i posti di sostegno (la strada è stata iniziata da Lucia Azzolina) e quelli alla primaria per far decollare il nuovo docente di educazione motoria (il prossimo anno, 2022/23, si comincerà dalle quinte e saranno circa 25mila le classi coinvolte di cui oltre 15mila a tempo normale, le rimanenti a tempo pieno, per un totale stimato di 2.200 docenti - l’anno successivo si andrà avanti con le quarte - si prevedono fino a due ore a settimana). Inoltre, una fetta delle cattedre in meno per la denatalità (intorno alle 9mila) serviranno per ridurre le classi pollaio, a cominciare dalle aree più svantaggiate (poi ci penserà la denatalità). Dal 2026 gli organici iniziano a ridursi (al massimo di 2mila cattedre annuali a fronte delle 10-12mila previste dalle stime) per alimentare il Fondo per l’incentivo alla formazione; una sorta di tantum che il provvedimento riconosce a tutti i docenti (mentre per renderlo un po’ più selettivo le prime bozze pensavano di limitarlo in prima applicazione al 40% dei richiedenti) che supereranno i nuovi percorsi formativi triennali che dovrebbero partire dal 2023/24. Il fondo, oggi, è alimentato con 20 milioni nel 2026, 85 nel 2027, 160 nel 2028, 236 nel 2029, 311 nel 2030 e 387 milioni a decorrere dal 2031. Con l’impegno dei ministri Bianchi e Franco di implementarlo, anche alla luce dei pensionamenti attesi (ieri l’Inps ha certificato l’uscita di 28.700 unità di personale, di cui 20.400 docenti). Parole che non sono bastate ai sindacati: oggi parte lo stato di agitazione con l’annuncio del blocco delle attività aggiuntive.

Nessun commento:

Posta un commento