Gli Usa ordinano, l’Ucraina combatte l’Italia e l’Ue pagano (2,5 miliardi)
Qualche giorno fa, in un’intervista a R ep ub b lic a, il segretario del Pd
Enrico Letta ha
definito ignominiosa l’id ea
che in Ucraina ci sia una
«guerra per procura», ovvero che gli ucraini stiano combattendo per conto degli Stati Uniti o della Nato. «I protagonisti sono gli ucraini, sono
loro che stanno morendo e
saranno loro a decidere se e a
quali condizioni accettare
una soluzione diplomatica».
Ovviamente, il segretario
de ll’Alleanza atlantica Jens
Stoltenberg si è incaricato
subito di smentirlo, correggendo Volodymyr Zelensky,
il quale aveva aperto all’id ea
di una pace in cambio della
cessione alla Russia della Crimea. «La Nato
non accetterà mai l’a n n e ssione», ha spiegato, quasi
che la penisola occupata da
Puti n nel 2014 faccia parte
dell’organizzazione e dunque sia compito suo decidere se accettare o meno le
decisioni di Kiev o di Mosca.
Tuttavia se, nonostante
le parole di Stolten be rg ,
L etta continuasse a ritenere ignominiosa la definizione di «guerra per procura»
a proposito del conflitto, il
segretario del Pd potrebbe
rileggersi l’intervista che
Philip Breedlove ha concesso un mese fa a The Argument, il podcast del Ne w
York Times. Alla domanda
di Jane Coaston, che gli
chiedeva se gli Stati Uniti
fossero in guerra, Bre e d l ov e, che non è il portavoce di
Puti n , ma un ex generale
americano che fino al 2016
è stato al comando della
Nato, ha risposto secco: «Io
penso che siamo in una
guerra per procura con la
Russia. Stiamo usando per
procura gli ucraini come
nostre forze». Sì, l’alto ufficiale con 4 stellette ha detto
proprio così: stiamo usando gli ucraini per combattere al posto nostro. E alla
obiezione della Coa s to n
che gli ha chiesto se una
guerra per procura può
continuare a rimanere tale,
sottintendendo il rischio di
un coinvolgimento nel conflitto dei Paesi Nato, Bre ed l ove ha detto di ritenere
che questo sia il piano corrente e che non ci sia intenzione di cambiarlo. Dunque, con buona pace di L etta , gli Stati Uniti stanno
«usando» gli ucraini e la
Nato sta combattendo una
guerra contro la Russia per
procura. La vera ignominia
non è dire la verità, come
facciamo noi e Bre e d l ove,
ma sostenere ipocritamente il contrario e lasciar intendere che siano gli ucraini a decidere e a dettare le
condizioni. Come abbiamo
visto, non è così. Gli ucraini
sono vittime due volte: prima dei russi, che hanno
invaso il loro Paese, e poi
degli occidentali, che li armano fino ai denti mandandoli a combattere senza però avere alcuna intenzione
di sporcarsi le mani e la
coscienza. Europa e America, in questo modo, ritengono di averle pulite e di poter
continuare nella finzione.
Tuttavia, l’asino, anzi gli
asini (ossia tutti quelli che
si bevono le frottole che
vengono diffuse a reti e
giornali unificati) cascano
quando si fanno i conti.
Come abbiamo scritto
più volte, la guerra non è
gratis, ma si paga in termini
di vite umane e di costi. I
morti sono ucraini, i soldi
invece sono nostri, ovvero
dei Paesi europei che sostengono il conflitto. Z el e ns ky, dopo aver fatto appello
alla Ue, alla Nato e all’A m erica, ha battuto cassa, dicendo che per resistere alle
truppe russe ha bisogno di
sette miliardi al mese. Il suo
vice si accontenterebbe di
cinque, ma se si vuole evitare la capitolazione di Kiev
bisogna pagare. Gli Stati
Uniti hanno stanziato 33
miliardi, che non si sa se
serviranno a comprare
nuovi cannoni o a finanziare la ricostruzione. Sta di
fatto che per sostenere l’Ucraina impegnata in una
guerra per procura - come
dice Bre e d l ove - l’A m e r ic a
ha messo mano al portafogli.
E l’Europa? Finora i singoli Paesi si sono limitati a
inviare a Kiev un po’ di
fondi di magazzino del ministero della Difesa. Vecchi
missili e vecchie mitragliatrici, ma se il conflitto dovesse durare, l’a r m a m e ntario non sarebbe sufficiente.
Quindi, la Ue si preparerebbe a staccare un assegno di
15 miliardi di euro, un paio
dei quali sarebbero a carico
dell’Italia. Tuttavia, tutto
ciò potrebbe non bastare,
perché se si vuole davvero
fiaccare la Russia, o per lo
meno pensare di farlo, bisogna disporre l’embargo degli idrocarburi. Germania e
Austria paiono orientate a
porre il veto sullo stop al
gas, ma potrebbero dire sì
al divieto di importare petrolio. L’unico Paese che si
oppone a questa misura
sembra essere l’Ungheria, e
per convincere O r bá n la Ue
sarebbe pronta a usare il
metodo Erdogan, cioè a pagare tre miliardi pur di ottenere il via libera, comprando il consenso. Fatti i conti e
sommati gli 800 milioni
stanziati per gli aiuti all’Ucraina, la guerra a questo
punto ci sarebbe già costata
2,5 miliardi, una spesa che
dimostra come anche le regole della finanza pubblica
si possano piegare alle esigenze. Basta che Bruxelles
o Washington lo desiderino. Se invece a desiderarlo
sono i lavoratori con 40 anni di contributi che ambiscono alla pensione, nisba.
Eh, già. La libertà ha un
prezzo, quella dalla Fo r n ero un altro.
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