Eurolandia supera i livelli pre pandemia. Cresce però solo dello 0,2% trimestrale, come la Germania. La Francia fa peggio: crescita zero, nel primo trimestre dell’anno, mentre il Pil della Spagna segna un +0,3%, un po’ deludente tenuto conto della forza del mercato del lavoro. Alla fine, è tutto come previsto, almeno da un punto di vista generale. La crescita di Eurolandia è in linea con le proiezioni della Banca centrale europea, e con il consenso degli analisti. La Germania ha anche evitato la recessione tecnica (nel quarto trimestre aveva subìto un -0,2%). Non è però una situazione brillante, anche se è il frutto di un doppio shock, le nuove restrizioni dell’inizio dell’anno, legati alla diffusione di Omicron, e l’inizio della guerra in Ucraina, che ha spinto ulteriormente verso l’alto i prezzi, soprattutto dell’energia e degli alimentari non trattati: beni importanti, a cui è difficile rinunciare, fuori dal controllo della politica monetaria e quindi in grado di ridurre la domanda. I primi dettagli disponibili - Francia e Spagna, innanzitutto - mostrano quindi una contrazione dei consumi (che si è riflessa anche sull’import e quindi sui saldi commerciali), mentre gli investimenti sono rimasti robusti. Eurolandia mostra quindi una certa resilienza al doppio shock, ma non è chiaro cosa possa accadere nel futuro: la situazione pandemica dovrebbe migliorare, se non altro per l’avvicinarsi dell’estate, ma la guerra e le conseguenze postbelliche minacciano di durare a lungo. Di fronte ad aumenti dei prezzi, i consumatori cercano innanzitutto si stabilizzare le spese facendo ricorso ai risparmi - che durante i lockdown sono, su un piano generale, aumentati - e solo in un secondo momento riducono gli acquisti. Non potendo distinguere l’effetto delle restrizioni da quelli della guerra (diventeranno più chiari nel secondo trimestre), non è immediato sapere come possa evolvere la domanda delle famiglie. Gli investimenti, intanto, potrebbero risentire nel tempo dell’irrigidirsi delle condizioni del credito, malgrado tassi bancari ancora bassi. Per la Bce sarà facile decidere cosa fare, ma senza grandi entusiasmi. Il balzo al 3,9% dell’inflazione core (nella misura che esclude energia e alimentari) invita ad alzare i tassi presto, ma questo avverrà nel momento in cui la crescita rallenta e i governi dovranno aumentare le spese pubbliche, e quindi i nuovi debiti. Nulla sarà come prima.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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