Il premier prepara il terreno per dare l’addio
Anche i giornaloni cominciano a interrogarsi sulle ragioni del piglio
marziale adottato da Mario Draghi da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Il Financial Times ha
scritto che la svolta impressa
dal presidente del Consiglio
ha messo fine all’amicizia di
lungo corso tra Mosca e Roma, segnando uno dei più
grandi cambiamenti di politica estera in Europa degli
ultimi anni. La Stampa a ruota ha annotato che negli ambienti politici e ministeriali circola con
sempre maggior frequenza
l’ipotesi che il premier stia
meditando di pilotare una
crisi di governo prima della
fine della legislatura, mandando il Paese alle elezioni
nel prossimo autunno. A dire
il vero del nuovo approccio di
Draghi siamo stati i primi a
parlare, accennando al fatto
che l’ex governatore della
Banca centrale europea non
vede l’ora di lasciare la poltrona di Palazzo Chigi per
guadagnare quella di segretario generale della Nato. Per
questo avrebbe alzato i toni e
indossato la divisa, adottando un portamento militaresco. Il suo intervento dell’altro ieri a Strasburgo sembra
confermarlo, dato che il premier ha parlato di esercito
europeo e di come riorganizzare l’Alleanza atlantica, argomenti che fino a pochi mesi fa non erano certo nelle sue
c o rd e.
Ma a far sospettare che il
capo del governo voglia abbreviare la sua esperienza
politica alla guida di una
maggioranza multicolore
concorrono anche altri fattori. Tra questi la voglia di rimettere mano al bonus del
110 per cento, fiore all’o cchiello di quel fine economista che risponde al nome di
Giuseppe Conte. Se Drag hi
vuole far cascare il castello
delle agevolazioni sulle ristrutturazioni edili, rischiando di far cadere anche
l’esecutivo, non è certo un caso. L’uomo sa benissimo che
il governo è in equilibrio su
una corda sottile che rischia
di spezzarsi. I 5 stelle hanno
sposato la linea pacifista di
chi non intende inviare armi
all’Ucraina e in Parlamento
sono pronti a fare barricate.
Aprire un altro fronte, sul bonus, dunque, può solo aggravare la precarietà della maggioranza, dato che anche la
Lega su armi e agevolazioni
edilizie condivide gran parte
delle perplessità grilline.
Ma ad accentuare il sospetto che l’ex governatore
prepari le condizioni per un
addio c’è anche un altro elemento. Curiosamente il premier ha anticipato la preparazione del Documento di
economia e finanza, ovvero
del bilancio preventivo, un
atto che di solito è predisposto da settembre in poi, per
essere approvato in autunno.
Q ue s t’anno Draghi vuole invece anticipare le scadenze,
quasi avesse fretta di fare i
compiti per poi avere le mani
libere. Da sempre il principale scoglio di una campagna
elettorale a ottobre è la manovra di fine anno: il Paese
non può essere lasciato senza
un aggiustamento di bilancio
e privo di un documento di
previsione economica. Ma se
il tutto viene anticipato a prima delle vacanze estive il
problema è risolto. Eliminato l’ostacolo, la crisi di governo non è più argomento tabù
e nemmeno le elezioni.
Sarà un caso, ma all’i mprov viso Enrico Letta si è
messo a parlare di legge elettorale, quasi che con la guerra alle porte e una recessione
alle viste questo sia l’a rgomento più importante. A chi
interessa il sistema con cui si
nominano gli onorevoli? Ovvio, a chi si prepara a una
campagna elettorale e pensa
a quale sia il mezzo migliore
per assicurarsi anche in futuro la guida del Paese. Detto
ciò, mentre D ra g h i non vede
l’ora di voltare le spalle a Palazzo Chigi per occuparsi
d’altro e soprattutto non avere a che fare con una maggioranza ballerina, nel Pd puntano a un meccanismo proporzionale con soglia di sbarramento alta. Obiettivo, falciare tutti i cespugli, per rendere determinante, con Camere che avranno 300 onorevoli in meno, l’accordo fra
grandi partiti. Insomma,
Enrico Letta studia da premier ed è alla ricerca del modo per organizzare in Parlamento un’altra grande ammucchiata, ovvero un’a l l ea n -
za fra Partito democratico,
centristi, qualche pezzo leghista e forse anche qualche
altro gruppo. In Germania la
chiamano Grosse Koalition,
da noi si traduce in grossa
f regatu ra .
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