STUPIDA RAZZA

giovedì 5 maggio 2022

Gas russo: la Ue studia linee guida più chiare

 

Tra i timori degli uni e le pressioni degli altri, i Ventisette hanno voluto ieri fare il punto sull’acquisto di gas russo. Sul tavolo la moneta di riferimento; euro e dollari, o anche rubli? Crescono gli appelli perché in ultima analisi il pagamento avvenga nella valuta russa, tanto che sono attese nuove linee-guida da parte della Commissione europea. Nel frattempo, i Ventisette stanno finalizzando l’atteso sesto pacchetto di sanzioni contro il Cremlino. «I ministri dell’Energia hanno chiesto maggiore chiarezza sul modo in cui comportarsi dopo che la Russia ha chiesto il pagamento di gas in rubli. Daremo quindi maggiore chiarezza», ha annunciato ieri la commissaria all’Energia Kadri Simson, la quale alla fine di una riunione ministeriale ha anche ribadito che dopo il recente stop delle forniture del gas russo a Polonia e Bulgaria è evidente che «tutti gli stati membri devono avere dei piani per un’eventuale interruzione totale della fornitura». A proposito del pagamento del gas, parlando al sito Politico, il  ministro italiano per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ha spiegato: «Penso che sarebbe bene, per almeno qualche mese, permettere alle società di andare avanti e pagare in rubli, mentre capiamo il quadro giuridico e le implicazioni». Il riferimento è al doppio conto euro/rubli. È necessario «un pronunciamento rapido e molto chiaro da parte della Commissione europea», ha aggiunto il ministro. Come detto, la presa di posizione del ministro italiano giunge dopo che, in piena guerra ucraina, Mosca ha chiesto il pagamento in rubli di gas e petrolio. Nel contempo, la Russia ha bloccato il rifornimento alla Polonia e alla Bulgaria, suscitando le preoccupazioni in molti paesi europei (si veda Il Sole 24 Ore del 28 aprile). Dinanzi alla richiesta russa, sia l’Ungheria che la Slovacchia (e probabilmente altri paesi) hanno optato per un sistema di doppio conto, il primo in euro e il secondo in rubli. Nei fatti, le imprese pagherebbero il gas in un primo tempo in euro o in dollari; la somma verrebbe poi convertita in rubli e così finalmente trasferita al fornitore russo. Le linee-guida della Commissione europea, risalenti al 21 aprile scorso, non escludono questo meccanismo, ma fanno notare che potrebbero rivelarsi in violazione delle sanzioni, per esempio se il cambio dovesse passare dalla Banca centrale russa. «Il pagamento del gas attraverso un doppio conto rischia di essere una violazione delle sanzioni», ha ribadito ancora ieri la signora Simson. «I miei servizi così come l’ufficio legale della Commissione europea stanno lavorando su linee-guida più precise su cosa le società possono e non possono fare». Ha aggiunto la ministra francese della Transizione ecologica Barbara Pompili, che ieri ha presieduta una riunione straordinaria dei ministri dell’Energia: «Siamo alla ricerca di un approccio comune». A questo punto è sul tavolo dei rappresentanti diplomatici un sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Come atteso da giorni ormai, la Ue vuole interrompere l’approvvigionamento di petrolio proveniente dalla Russia entro il 31 dicembre (si veda Il Sole 24 Ore del 28 aprile e del 1° maggio). C’è ormai il benestare tedesco. Resta da capire la posizione dei paesi più dipendenti dal greggio russo (il fabbisogno ungherese dipende al 65% dal petrolio proveniente dalla Russia). Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, le proposte presentate dalla Commissione prevedono un allungamento della lista di banche russe escluse da SWIFT, l’ormai noto sistema di messaggeria finanziaria. Tre gli istituti di credito colpiti, fra cui Sberbank. Interessante è anche la scelta comunitaria di voler vietare il lavoro di consulenza in Russia, nel settore dei servizi e della finanza. Il nuovo pacchetto di sanzioni riguarderà il controllo all’export verso la Russia di circa 80 prodotti chimici. Le proposte di Bruxelles sono ora negoziate a livello diplomatico tra i Ventisette. L’obiettivo è di pubblicare le nuove sanzioni nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea entro il 9 maggio, data simbolica sia per l’Europa che per la Russia. Diplomatici qui a Bruxelles non si aspettano eccessive difficoltà negoziali, anche se alcuni settori sono delicati e nei dettagli spesso si nasconde il diavolo.

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