STUPIDA RAZZA

domenica 29 maggio 2022

La terribile passione dell’uomo per la distruzione

 

Pe n savo, mentre in televisione le immagini raccontano di intere città devastate dalla guerra, a quanto tempo ci vuole a costruire una città e quanto poco (tempo) serva per farle scomparire. Un amico mi ha messo al corrente di un progetto molto interessante ed educativo. Un fotografo italiano, Fabrizio Conti, sta scattando foto e girando documentari in città distrutte e abbandonate per via dei conflitti tra popoli e, in maniera creativa ma anche storica, ha chiamato il progetto Delenda est, premettendo via via il nome delle diverse città fotografate. Carthago delenda est è detto che impariamo a conoscere a scuola. Cartagine fu distrutta, bruciata e sulle rovine fu sparso sale affinché nulla ricrescesse. I conflitti mettono al centro del mirino le città. Chi attacca vuole distruggerle affinché nessuno ne possa più beneficiare, esattamente come accaduto ad Agdam, in Azerbaijan , prima città entrata nel progetto D ele n d a dove gli armeni hanno smontato la città pezzo a pezzo affinché nessuno potesse più abitarla. Agdam delenda est du n que, attraverso le immagini di C o nti che sono andato a vedere su Google incuriosito dalla sua missione, restituisce l’idea di una distruzione voluta, cattiva, come ad Aleppo, come a Mariupol: nel mirino entrano questi luoghi dei quali si intende cancellarne la vita e possibilmente anche uomini che avevano costruito sono gli stessi che poi hanno distrutto e allora, cosa alberga nei nostri animi e nelle nostre teste, per essere così allo stesso tempo previdenti e furiosi? Fabrizio Conti, leggo in alcune interviste, dice che dopo aver visitato Agdam ha avuto come una irrinunciabile spinta a visitare e fotografare tutte le città che hanno una storia di distruzione e nelle quali ritrova sempre lo spirito Delenda est, quella minuziosa e quasi perfezionistica maniera di distruggere una città fin dalle sue fondamenta. «È il silenzio che colpisce in questi siti. Un silenzio che fa paura». Urbicidio, lo chiama il fotografo, e a me pare una parola perfetta. Sono passati duemila anni da quando C ato n e propose - e ottenne - di distruggere una città, ma sembra oggi quello che avvenne, perché D ele n d a est nella mente degli uomini è incubo ricorrente, un desiderio malvagio che si scaglia contro l’operosità positiva che era servita alla costruzione della vita.

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