STUPIDA RAZZA

giovedì 12 maggio 2022

L’export di gas russo ridotto di un quarto, ma c’è poca richiesta

 

La disputa sul gas tra Mosca e Kiev ha avuto (per ora) un impatto limitato sia sulle esportazioni dalla Russia, sia di conseguenza sul prezzo del combustibile, che dopo aver oscillato nervosamente al Ttf ha concluso la giornata in ribasso del 5% a 93,7 euro per Megawattora. Si temeva che le forniture di Gazprom sarebbero crollate di un terzo, penalizzando proprio la rotta più importante per l’Italia, che riceve il 40% delle importazioni dai gasdotti via Ucraina. Ma la riduzione dei flussi – benché non irrilevante – è stata inferiore alle attese: 23,8 milioni di metri cubi in meno, ossia circa il 25%, invece del calo previsto di 33 mcm. E soprattutto sembra che nessun acquirente sia stato deluso. «Per avere una forte reazione sul mercato dovremmo vedere il titolare di un contratto che conferma una mancata consegna», afferma James Huckstepp, analista di S&P Global Commodity Insights. Ma questo finora non è accaduto. A quanto pare le consegne di Gazprom, benché ridotte, sono rimaste in linea con le richieste dei clienti, anch’esse in calo per una serie di concause. Sarebbe bello pensare che l’Europa forse sta imparando ad essere meno dipendente (e meno condizionata) dalle forniture russe. In realtà a smorzare l’allarme contribuisce il clima, non più freddo e non ancora torrido, con vento sufficiente per muovere le pale eoliche. C’è anche una risalita dei flussi dalla Norvegia, che di recente erano diminuiti: in Italia a compensare la discesa dei flussi a Tarvisio, dove entra il gas russo, è stato non a caso un incremento a Passo Gries, accesso per le forniture dal Nord. A rassicurare l’Europa intera ci sono poi gli arrivi di Gnl, che da mesi continuano a ritmi da primato. Certo, bisognerebbe accelerare le iniezioni negli stoccaggi: a livello continentale i depositi sono pieni al 37% (dati Gie), ancora sotto il livello ottimale per la stagione. E se il mercato al momento non si lascia travolgere dalle preoccupazioni questo non significa che i rischi siano scomparsi. Dopo lo stop delle forniture a Polonia e Bulgaria, la perdita di un’ulteriore via di accesso per il gas russo «renderà più difficile centrare gli obiettivi di stoccaggio», avverte Zongqiang Luo, analista di Rystad Energy. Il gestore della rete ucraina, GTSoU, ha dato effettivamente seguito all’annuncio di martedì, secondo cui dalle 7 di ieri (le 6 in Italia) avrebbe fermato il gas russo al punto di accesso di Sokhranivka, nella regione orientale di Luhansk. Il compressore di Novopskov è in un’area controllata dai militari russi e dalle forze separatiste e GTSoU – che ha invocato la clausola di forza maggiore – sostiene di non poter più garantire la sicurezza. Inoltre ha denunciato la sottrazione illecita di gas. Gazprom aveva respinto come «tecnicamente impossibile» la richiesta ucraina di deviare tutte le forniture verso il secondo punto di accesso al Paese, quello di Sudhza. Ma «qualcosa è comunque stato fatto», osserva Tom Marzec-Manser, analista di Icis: con i flussi azzerati a Sokhranovka, quelli a Sudhza – 600 km più a nord, in una zona controllata da Kiev – in effetti sono saliti, sia pure solo in parte e senza raggiungere la piena capacità (nemmeno quella stabilita dai contratti di transito con Gazprom). Il risultato è che i volumi esportati dalla Russia via Ucraina sono comunque scesi bruscamente, benché meno del previsto: da 95,8 a 72 milioni di metri cubi al giorno nel giro di poche ore. Cosa accadrà nel prossimo futuro resta difficile da prevedere. Un ulteriore calo è in realtà ben possibile, visto che Gazprom sta già usando a pieno ritmo quasi tutti i suoi gasdotti verso l’Europa, a cominciare dal Nord Stream di cui avrebbe voluto il raddoppio. Resta sottoutilizzata la linea Yamal-Europe, ma passa dalla Polonia, che a maggio 2020 non ha più rinnovato il contratto di transito a Gazprom: ora la capacità è messa a disposizione con aste alle quali i russi da mesi partecipano il meno possibile. E oggi le relazioni con Varsavia non sono rose e fiori.

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