Energia e componentistica, i freni che ingessano l’industria
Due anni fa a segnalarlo era
un’impresa su 100, oggi sono 23, il
record di sempre.
La crescita esponenziale di
quanti evidenziano ostacoli alla
produzione legati alla scarsità di
materiali è il segnale statistico più
evidente delle difficoltà dell’industria, che nel primo trimestre in Italia rallenta decisamente il passo.
Tra carenza di componenti e caroenergia, a cui ora si aggiungono
nuovi ostacoli all’export (a marzo le
nostre vendite verso la Russia si sono più che dimezzate), la produzione procede a ritmi blandi e già il bilancio dei primi due mesi segnalato
dall’Istat (+0,4%) indica differenze
marcate rispetto allo scatto del 2021.
Uno stop che coinvolge anzitutto
la meccanica, con l’area dei macchinari a dover rivedere drasticamente
al ribasso le proprie ambizioni: dopo un anno in crescita a doppia cifra
ora il target è un quasi-pareggio.
«Veniamo da un 2021 straordinario - spiega il presidente di Federmacchine Giuseppe Lesce - sia
dal lato dei ricavi che della raccolta
ordini: sono numerose le aziende
che segnalano commesse senza
precedenti. Il problema però è quello di riuscire a produrre e consegnare, oggi viviamo una fase di incertezza persino maggiore rispetto
a quanto accaduto durante il picco
del Covid: sul fronte dei prezzi e
delle disponibilità di materiali e
componenti vi sono grandissime
difficoltà. Ecco perché crediamo
che le prospettive di crescita oggi
siano davvero ridotte».
Se nei macchinari i problemi legati al caro-energia sono solo indiretti, a subire in pieno lo shock dei
rincari sono però numerosi altri
settori, in primis carta, piastrelle e
metallurgia. Comparti che in parte
hanno già dovuto interrompere o rallentare la produzione, contribuendo così a ridurre le medie. Altro settore in difficoltà, per motivi
diversi, è quello dell’auto, frenato
in termini di output dal momento
negativo delle vendite in Italia e
non solo: nel primo trimestre l’Europa ha perso infatti oltre il 10%
delle immatricolazioni. Lavoro in
calo per i costruttori che trascina
verso il basso anche l’indotto. Esito
inevitabile, tenendo conto che il
primo mercato estero dei nostri
componentisti, la Germania, continua a cedere terreno: nel primo trimestre le vetture prodotte da Berlino si sono ridotte del 12% (-113mila
unità) e il calo accelera a marzo,
con una caduta del 29%.
A mascherare in parte la frenata
dell’industria è però la corsa dei listini, ben visibile nella divaricazione dei dati tra produzione,
quasi piatta, e fatturato, che invece continua a correre, con tassi di
crescita di oltre il 20%. Ricavi che
non si traducono in maggiori
margini, perché gli aumenti sono
l’esito dei maggiori costi negli acquisti, tra materie prime, gas ed
energia elettrica. Eloquenti i dati
di marzo dei prezzi alla produzione, con rincari su base annua che
sfiorano il 37%. Decisiva l’energia,
ma va detto che anche eliminando
questa dinamica gli aumenti superano comunque il 12%, ben oltre
le oscillazioni consuete.
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