STUPIDA RAZZA

giovedì 19 maggio 2022

Eni rompe gli indugi e apre i conti in rubli come chiesto da Gazprom

 

Eni rompe gli indugi e avvia la procedura per l’ap ertura di due conti presso Gazprom Bank, in euro e rubli, per il pagamento del gas russo «senza accettazione di modifiche unilaterali dei contratti in essere». La decisione, fanno sapere dal cane a sei zampe, è «condivisa con le istituzioni italiane». Il lodo Nabiullina va. Il sistema escogitato dalla governatrice della banca centrale russa, Elvira Nabiullina, per permettere alle aziende europee di pagare il gas fornito da Gazprom senza infrangere il quadro sanzionatorio europeo è stato sdoganato dall’Un io n e europea. Il commissario Fra n s Timmermans, in una intervista radiofonica, ha infatti affermato che il pagamento in euro non viola le sanzioni e dunque, considerato lo schema disegnato dal decreto di Vladimir Putin del 31 marzo scorso, di per sé il versamento di una somma in euro su un conto presso Gazprom Bank non è in contrasto con il quadro sanzionatorio. Più ancora, e per fatti concludenti, il lodo Nabiullina è stato accolto dalle compagnie europee acquirenti della materia prima. Le quali, nell’imminenza della scadenza per il pagamento, hanno deciso di rompere gli indugi e, pur tra mille cautele, annunciare l’apertura degli ormai famigerati conti «K» presso Gazprom Bank. Eni, in particolare, ha emesso ieri un lungo comunicato stampa in cui articola nel dettaglio come procederà in questi giorni per adattarsi alle richieste provenienti da Gazprom Export. Possiamo solo immaginare il lavoro di fino degli uffici legali nel redigere il comunicato stampa, che annuncia l’apertura dei conti «senza accettazione di modifiche unilaterali dei contratti in essere». La decisione di aprire i conti, afferma Eni nel suo comunicato, è stata presa in accordo con le autorità italiane ed avviene su base temporanea, «confermando espressamente l’allocazione a carico di Gazprom Export di ogni eventuale costo o rischio connesso alla diversa modalità esecutiva dei pagamenti». In particolare, «le attività operative di conversione della valuta da euro a rubli saranno svolte da un apposito clearing agent operativo presso la Borsa di Mosca entro 48 ore dall’accredito e senza coinvolgimento della Banca centrale russa». Eni ha già chiarito a Gazprom Export «che l’adempimento degli obblighi contrattuali si intende completato con il trasferimento in euro, e rinnoverà il chiarimento all’atto di apertura dei conti K». Quello che emerge dai primi due giorni di questa settimana è che di fronte agli imbarazzanti balbettii del governo e ai silenzi dei ministri competenti, sono stati due tra i maggiori soggetti economici italiani a dettare la linea politica in questo difficile frangente. Lunedì l’amministratore delegato di Intesa San Paolo, Carlo Messina, in una intervista alla Stam - pa ha pronunciato parole assai nette contro l’ipotesi di un embargo sul gas: «Dobbiamo essere consapevoli in quanto l’al - ternativa non è tra pace e condizionatore ma fra pace e cosa mangiamo. Tra pace e condizionatore io scelgo senza dubbio la pace, ma se dovessimo scegliere tra pace e cosa mangiamo, questo significherebbe uno scenario di guerra. Dovremmo affrontare picchi di disoccupazione con 500.000 o 1 milione di persone». Affermazioni crude che hanno il pregio di sgombrare il campo dalla retorica paternalistica del condizionatore come strumento di pace. Ieri invece è stato il turno di Eni, che ha rotto gli indugi e, come abbiamo spiegato, ha avviato le procedure per l’aper - tura presso Gazprom Bank dei due conti correnti necessari al pagamento del gas prelevato dal fornitore russo. A fronte dell’ondivago e burocratico atteggiamento della Commissione europea, che ha parlato molto in termini legali senza mai chiarire fino in fondo, si tratta di un atto di realismo, che evita (almeno per il momento) un danno enorme per il nostro paese quale sarebbe, appunto, la chiusura dei flussi di gas dalla Russia. Nello sfacelo di una Europa sempre più in confusione, emerge chiara l’ipocrisia di Bruxelles, che aggira le sue stesse sanzioni non potendo fare a meno della Russia.

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