STUPIDA RAZZA

venerdì 31 marzo 2023

Bankitalia, oltre i profitti c’è di più

 

D e Gregori canta che un calciatore non si giudica da un rigore; giusto, ma se di solito lo segna è meglio. La stessa regola vale anche per i profitti delle banche centrali: se di norma ci sono è un bene, purchè siano solo uno strumento per perseguire l’obiettivo, cioè la stabilità della valore della moneta. È questa la bussola con cui valutare il bilancio della Banca d’Italia, che verrà presentato oggi dal Governatore Visco all’Assemblea dei Partecipanti. Il significato da dare al bilancio di una banca centrale, sia riguardo in generale alla dimensione e qualità sia dell’attivo contabile che del capitale, sia in particolare alla presenza o meno di profitti annuali, è un argomento che vede contrapposti le colombe ai falchi: per le prime, come argomento, è irrilevante, per i secondi è invece fondamentale. Partendo dalle colombe, e continuando con la metafora calcistica, segnare rigori non è importante. Il loro ragionamento può essere così riassunto: poiché una banca centrale non può fallire, le caratteristiche del suo bilancio sono irrilevanti in una prospettiva macroeconomica. Il punto di partenza, al di là degli aspetti legali, che variano da Paese a Paese, è corretto: la banca centrale è una istituzione pubblica "no,la banca centrale e' un'istituzione privata : https://www.bancaditalia.it/chi-siamo/funzioni-governance/partecipanti-capitale/Partecipanti.pdf " le cui passività vengono utilizzate come moneta, e la sua capacità di produrre tali passività, soprattutto in un mondo in cui presto vedremo utilizzare anche valute pubbliche digitali, è teoricamente illimitata. Ma è errata la conclusione. Una banca centrale la cui produzione di moneta è eccessiva, ed in cui magari anche la qualità del portafoglio è strutturalmente insufficente a produrre profitti, vedrà prima o poi le sue passività rifiutate come strumento per compiere pagamenti. Una produzione di moneta eccessiva e di scarsa qualità provoca tendenzialmente una perdita di valore di quella passività pubblica: la svalutazione può essere in termini di perdita di valore interna, causa inflazione, o esterna, causa svalutazione rispetto alle monete emesse da altri Paesi. Quella moneta, oramai vile, sarà utlizzata solo se l’economia è chiusa agli scambi con l’estero, ed in più i cittadini non hanno altre strumenti alternativi per effettuare i propri scambi. Quindi la qualità del bilancio di una banca centrale diventa un tassello fondamentale nell’architettura su cui è fondata l’efficacia della politica monetaria in una moderna economia di mercato: l’indipendenza di chi la moneta la produce e distribuisce. Si tratta della indipendenza finanziaria: una banca centrale deve essere indipendente dalla politica anche riguardo alla sua capacità tendenziale di finanziare le proprie attività pubbliche. Il che non significa però far diventare la capacità di produrre profitti, magari annualmente come un requisito essenziale per valutare la bontà dell’azione di una banca centrale. L’ossessione per i profitti della banca centrale tende invece a caratterizzare i falchi, che vorrebbero che tutti i rigori fossero sempre segnati. È una prospettiva emersa in tutta evidenza quando il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha comunicato la presenza nel bilancio della banca centrale tedesca di un miliardo di euro di perdite, dovuto al suo portafoglio di titoli pubblici. Le perdite verranno coperte dalle riserve, il cui ammontare complessivo di diciannove miliardi verrà inoltre verosimilmente ridotto anche dalle perdite che emergeranno anche negli anni a venire. È l’effetto contabile della presenza in bilancio di un alto stock di titoli pubblici, quando i tassi di interesse iniziano a salire. Quella delle perdite da finanziare con l’utilizzo di riserve è certo una musica diversa rispetto a quella cui il governo ed i cittadini tedeschi sono stati finora abituati, visto che la Bundesbank ha erogato in profitti in questi ultimi anni più di ventidue miliardi di euro. Da qui lo strepitare dei falchi. Ma è lo strepitare sui profitti è il lamento di chi guarda il dito, non la luna, che è invece domandarsi come una banca centrale sta assolvendo il suo dovere di produrre beni pubblici, a partire dalla stabilità monetaria, e chiedere su questo la massima trasparenza. Oggi sapremo se la Banca d’Italia ha segnato o meno il rigore dei profitti annuali, ma le informazioni più importanti riguarderanno quello che sta facendo per vincere il campionato. 

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