STUPIDA RAZZA

venerdì 17 marzo 2023

La crisi irrompe su Francoforte: la Bce studia la frenata sui tassi

 

La Bce nella sua veste di supervisore del sistema bancario europeo ha chiesto ieri alle banche sotto la sua vigilanza di comunicare l’esposizione nei confronti del colosso svizzero Credit Suisse, travolto dalla turbolenza provocata dal collasso dell’americana Silicon Valley bank. La notizia di questi primi passi mossi dall’Ssm nell’ambito di mercati ad alta tensione è stata riportata da Wall street journal e Reuters ma non ha trovato conferme ufficiali. La Bce, contatta dal Sole24Ore, non ha confermato né smentito limitandosi a un secco “no comment”. Qualsiasi dichiarazione o mossa dei supervisori può essere controproducente quando serpeggia il panico nei mercati, rischia di allarmare invece di tranquillizzare. Secondo fonti bene informate, la richiesta dell’entità delle esposizioni nei confronti di CS, banca per banca, rientra negli interventi di routine della Bce/Ssm. Lo stesso è stato fatto, per esempio,quando la Russia ha invaso l’Ucraina: prontamente la Bce ha chiesto alle banche europee quale fosse la loro esposizione nei confronti della Russia, dell'Ucraina e poi a seguire delle controparti più esposte al rischio energetico. L’impatto della guerra sui bilanci delle banche europee si è rivelato poi modesto. La richiesta di informazioni sulle esposizioni nei confronti del Credit Suisse è considerata un intervento di routine che rientra nelle mansioni giornaliere dell’SSM, non è un campanello di allarme, non alza bandiera rossa. Resta il fatto che la Bce ha alzato già da qualche giorno le antenne e ha acceso i radar, per effettuare un monitoraggio serrato della situazione. Il chair del consiglio di vigilanza Andrea Enria ha da tempo consigliato prudenza nella valutazione dei rischi collegati al rialzo dei tassi d’interesse, tra i quali quello dei prezzi più bassi delle obbligazioni e dei titoli di Stato a cedola fissa. Le banche, come le banche centrali per i titoli di debito acquistati per finalità di politica monetaria e QE, non sono tenute ad effettuare il markto-market dei bond e dei titoli di Stato detenuti nei portafogli fino a scadenza. Il repricing è però un fenomeno che la Bce ha iniziato a monitorare prima del collasso di Svb. Gli occhi dei mercati intanto sono puntati oggi sulle decisioni di politica monetaria della Bce, con una crescente aspettativa degli operatori di mercato per un rialzo dei tassi di 25 centesimi e non più di 50 in marzo come nelle intenzioni annunciate nella riunione del Consiglio direttivo di febbraio. Passare da 50 a 25 centesimi è un’opzione da tempo sul tavolo delle colombe: ma l’importante, come ha detto il capoeconomista Philip Lane, è il tasso terminale, a prescindere dall’entità dei singoli rialzi. Tanto più lontana la Bce si trovava dal tasso terminale quando ha iniziato la normalizzazione della politica monetaria nel luglio 2022, e tanto più ha dovuto allungare il passo arrivando a due rialzi consecutivi di 75 centesimi. Il crack Svb e il tracollo in Borsa di CS riaprono il dibattito tra mezzo punto a un quarto di punto. Il problema dell’alta inflazione, però, resta e il mandato della Bce è la stabilità dei prezzi.Anche la stabilità finanziaria va salvaguardata: per i falchi, la Bce potrebbe alzare di 50 e calmierare i mercati alleggerendo i tagli dei reinvestimenti nel programma di acquisti App.

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