STUPIDA RAZZA

lunedì 20 marzo 2023

Nei Paesi che hanno il salario minimo diminuiscono lavoro e paghe medie

 

C’era bisogno di un provvedimento simbolo che non fosse solo un “n o”, come quello annunciato alla delega fiscale. Serviva un “s ì” forte e chiaro a una norma che desse l’idea di tutelare i lavoratori, possibilmente quelli più in difficoltà. Insomma, che c’era di meglio del salario minimo per mettere in vetrina il Congresso della Cgil, la tre giorni di Rimini che vivrà oggi il momento clou con la presenza, a 27 anni di distanza dall’ultima volta (toccò a Romano Prodi), di un presidente del Consiglio. E che presidente del Consiglio: G io rg i a M el o n i . Per il resto, in effetti, la riunione di Landini & Compagni ha davvero poco da dire. Scontatissima la conferma del segretario. Scontatissime le altre parole chiave: dalla lotta alla precarietà al probabile annuncio che la misura è colma e che avanti di questo passo si andrà allo sciopero. Capirai la novità. La novità è invece «il salario minimo che dovrà essere accompagnato una legge sulla rappresentanza», ha chiarito il numero uno del più grande sindacato italiano. E pazienza se fino a poco tempo fa la Cgil era lo stesso sindacato che il salario minimo non voleva vederlo neanche dipinto. E pazienza, si fa per dire, se ci sono numerosi studi che evidenziano come empiricamente nei Paesi dove il salario minimo è stato adottato è diminuito il lavoro e alla lunga anche le buste paga si sono ridotte. L’Ocse - giusto per fare una premessa - sottolinea che «l’attuale attenzione alla protezione dei posti di lavoro formali ben retribuiti attraverso la combinazione di rigide regole di protezione dell'occupazione e salari minimi elevati rischia di essere controproducente... con conseguenze negative per la produttività e l’i n c lu s io n e » . Soluzioni? L’Ocse suggerisce di investire nelle competenze, creare mercati del lavoro flessibili e rafforzare la protezione sociale dei lavorato r i . Eccezion fatta per la sacrosanta protezione sociale dei lavoratori, l’esatto opposto di quello che chiede la Cgil. Pazienza, dicevamo. E passiamo agli studi raccolti in un paper di Fiscal Focus. Una delle domande da porsi secondo Who pay sfor the minimum wage? l’analisi realizzata dal Joint research centre european commission con la prestigiosa università londinese Ucl è quella sul pagatore finale: «Alla fine chi paga il salario minimo imposto per legge?». L’esempio ungherese dice che circa il 75% dell'aumento è ricaduto sui consumatori mentre per il 25% ha salassato le imprese. Non solo. L’a l tro effetto perverso e che la disoccupazione è aumentata nei settori in cui è più difficile trasferire i costi salariali sui consumatori. Per la serie: alla fine o pagano i clienti o i lavorato r i . Attenzione poi a un’a ltra catena maledetta: aumento dei salari dei lavori a basso valore aggiunto-intelligenza artificiale-più disoccupazione. Lo spunto arriva dalla catena di hotel Hilton che a causa della pandemia ha sviluppato un’applicazione che consente il cosiddetto contactless check-in, ovvero ti offre la possibilità di scegliere una camera secondo le tue esigenze con un sistema integrato di upgrade (a quale piano, con quale vista, se vicino o lontano dall’ascensore) e di avere accesso alla camera usando un sensore della porta. Insomma, tu puoi anche aumentargli la paga minima, ma se alla fine il personale della reception non ti serve più che senso ha? E da questo punto di vista in Italia (secondo uno studio dell’Inapp, l’istituto nazionale di analisi delle Politiche Pubbliche) ad essere maggiormente colpite dall’a umento del costo del lavoro in seguito all’introduzione del salario minimo potrebbero essere proprio le province, dove si registra una specializzazione in mansioni di routine che implicano «un aumento significativo della crescita di occupazioni a bassa qualif ic a » . Sempre a questo proposito può essere istruttivo studiare il caso California. Nel 2021, la Harvard Business Review ha pubblicato una ricerca dal titolo When a higher minimum wage leads to lower compensatio n . Gli studiosi, analizzando un campione di negozi hanno scoperto che per ogni aumento di un dollaro del salario minimo, il numero totale di lavoratori programmati per lavorare ogni settimana è aumentato del 27,7%, mentre il numero medio di ore lavorate da ciascun lavoratore a settimana è diminuito del 20,8%. Morale: la retribuzione totale di un lavoratore medio a salario minimo in un negozio californiano è diminuita del 13,6%. E se non ci si fida della California si può chiedere un parere all’Istituto dell’e co n omia del lavoro tedesco Iza. « L’aumento del salario orario lordo», si legge in un report, «non si traduce in un incremento dei guadagni mensili o annuali a causa della contemporanea diminuzione delle ore di lavoro». Morale della favola: «In Germania gli effetti sugli obiettivi prefissati, come la riduzione della povertà e delle disuguaglianze, non si sono concretizzati». Guai però a dirlo a Landini, potrebbe rovinargli lo slogan.

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