STUPIDA RAZZA

lunedì 20 marzo 2023

Non bastano gli sforzi italiani a fermare la follia europea contro allevamenti e stalle

 

No n o s ta nte un catenaccio ben organizzato dal ministro dell’ambiente e della sicur ezza energetica Gilberto Pichetto Frati n l’Italia sul nuovo pacchetto green a Bruxelles ha incassato un 2 a 0 secco. Ora palla al centro; si va al trilogo (la discussione congiunta tra Parlamento, Commissione e Consiglio europeo) con la speranza di tessere alleanze che ci consentano almeno un pareggio. Non ha fatto breccia la posizione italiana contraria sia sulle emissioni industriali con l’equiparazione degli allevamenti zootecnici alle industrie inquinanti e con un limite abbassato a cento capi dopo di che scatta la tassa, cioè il pagamento dei famosi e famigerati Ets i permessi a inquinare, sia sul regolamento che vuole spingere verso imballaggi non da riciclare ma da r i u s a re. Su questo punto specifico Pichetto Fratin, come aveva anticipato ieri La Verità attra - verso la lettera della viceministro Va n nia Gava (Lega), è stato duro, evidenziando le contraddizioni del regolamento. Ma stavolta la presidenza di turno svedese non ha inteso rinviare la discussione, ha messo ai voti e a parte 4 astensioni e il no dell’Italia i documenti sono passati. Per l’Ita l i a si paventa un danno enorme anche se sugli imbalaggi ci può essere un ulteriore ripensamento. In quel settore deteniamo la leadership europea (oltre 33 miliardi di fatturato, oltre 2 miliardi dalle bioplastiche) e siamo di gran lunga il Paese più virtuoso in Europa con il 72% dei materiali riciclati (la media Ue è del 53%) attività che dà lavoro a 360.000 persone, impiega 4.800 imprese e genera 10,5 miliardi di valore aggiunto. Ebbene, nel Regolamento si stabilisce in sostanza che si devono adoperare imballaggi riusabili e questo per l’agroa - limentare è una mazzata: le monoporzioni vengono abolite, saltano gli imballaggi di frutta e verdura in quantità r id otta . Un’altra mazzata c’è per gli allevamenti. Con la bozza approvata ieri dal Consiglio del ministro dell’ambiente si stabilisce che un pastore che porta il suo gregge sulla Sila o che ha una mandria in alpeggio ad Asiago deve sborsare 90 euro a tonnellata di CO2 esattamente come la più inquinante delle industrie. Tutto questo nel Paese di gran lunga più virtuoso d’Europa. Con circa 400.000 tonnellate di CO2 l’Italia vale meno dell’1% delle emissioni mondiali e ha u n’impronta carbonica che è la metà di quella della Germania che viaggia (avendo riaperto anche le centrali a carbone) attorno alle 900.000 to n n e l l ate. In Italia l’agricoltura impatta intorno al 7% (in Europa è quasi l’11%) le altre fonti, misurate dall’Ispra sono: l’ener - gia pari al 56,1%, i trasporti 24,4%, i processi industriali 8,1% e i rifiuti 4,3%. Nel settore agricolo i pesi delle emissioni sono questi: il 5 % e riferibile alla zootecnia, mentre il restante 1,7% alle coltivazioni di prodotti non destinati all’ali - mentazione zootecnica. Il settore avicolo pesa solo il 3,3% del totale, a fronte del 68,7% dai bovini, dal 12% dei suini, 8,5% degli ovini, 4,5% bufalini, 1,5% equini, 0,6% conigli. La zootecnia italiana in 20 anni ha ridotto le proprie emissioni del 25%. C’è poi un recentissimo studio condotto dall’Universi - tà di Oxford che ha cambiato i metodi di calcolo degli inquinanti in atmosfera e ripreso in Italia dal professor G iu s e p p e Pu l i n a secondo cui, considerando che gli allevamenti emettono principalmente metano che ha vita breve nell’atmosfera, addirittura le stalle italiane hanno sottratto in dieci anni 49 milioni di tonnellate di CO2 dall’atm o s fe ra . Partendo da queste considerazioni ieri a Bruxelles Pi - chetto Fratin ha messo nero su bianco: «L’Italia non può esprimersi favorevolmente sul compromesso proposto dalla presidenza svedese sulla direttiva sulle emissioni industriali perché crea problemi di fattibilità». Il ministro ha evidenziato tre punti critici osservando: «L’a m p l i a me nto d el l’ambito di applicazione agli allevamenti non è accettabile anche se migliora il testo della Commissione, ma oneri amministrativi e impatto sul settore sono eccessivi; le deroghe non consentono analisi costi-benefici integrati; i riferimenti alla tutela della salute umana sono confusi e c’è il rischio di sovrapposizione con altre normative». La Coldiretti - che ha organizzato un fronte di resistenza zootecnico trovando alleanze in tutte le associazioni agricole europee - se plaude alla fermezza di Pichetto Fratin so - stiene con il presidente Etto - re Prandini: «La battaglia non è finita, questa direttiva ammazza stalle va contrastata perché porterebbe alla chiusura di migliaia di piccoli allevamenti. Oltretutto si tratta di un approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi che va stigmatizzato, anche perché potrebbe avere impatti negativi sull’ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali». Palla al centro, si spera nella gara di ritorno al Parlamento di Strasburgo. 



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