STUPIDA RAZZA

lunedì 20 marzo 2023

L’Abi distrugge la direttiva dell’Ue sulle case green: «Troppe criticità»

 

Anche l’Abi punta il dito con la direttiva case green dell’Ue, quella che prevede una ristrutturazione obbligatoria degli immobili per renderli meno dispendiosi sotto il profilo energetico. Secondo l’A s so c i az ion e bancaria italiana, la norma presenta diverse «criticità» e le banche potrebbero avere difficoltà a erogare finanziamenti ipotecari a soggetti con più basso merito creditizio. In parole povere, la norma non tiene in considerazione il fatto che molti italiani potrebbero non avere i fondi per efficientare la propria abitazione e per questo lo Stato potrebbe dover venir loro in aiuto. Posto sempre, precisa l’Abi, che il processo di finanziamento deve basarsi necessariamente su una solida valutazione del merito di credito per evitare fenomeni di sovraindebitam e nto. A parlare è il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, nel corso dell’aud i z io n e davanti alla Commissione della Camera sulle Politiche della Ue parlando della direttiva Epbd (Energy performance of building directive), sulla riqualificazione energetica degli immobili. Gli obiettivi, osserva Sa bati n i , «ancorché astrattamente condivisibili, per il nostro Paese sarebbero difficilmente raggiungibili nei tempi previsti». La direttiva Epbd così formulata non permetterebbe all’Italia di raggiungere gli obiettivi di performance energetica e questo avrebbe un effetto negativo per le banche: «Potrebbe comportare una svalutazione delle garanzie acquisite dalle banche per la concessione dei mutui ipotecari». La norma Epbd, quindi, «ha criticità e va rivista» commenta Sa bati n i . «In Italia, per raggiungere almeno l’obiettivo intermedio della classe energetica F nel comparto residenziale, andrebbe ristrutturato il 60% del patrimonio immobiliare (circa 8 milioni di edifici)», ha osservato il direttore generale de ll’Associazione bancaria italiana. «L’entità degli investimenti da realizzare avrebbe impatti molto rilevanti in particolare sui proprietari meno abbienti. Anche immaginando interventi di sostegno pubblico, non tutti i proprietari di casa avrebbero le disponibilità finanziarie o sarebbero in grado di contrarre mutui (o ulteriori finanziamenti) per interventi di ristrutturazione energetica», spiega Sa bati n i . «D’altra parte, anche le banche potrebbero avere difficoltà a erogare finanziamenti ipotecari a soggetti con più basso “m e r i to c re d i t i z io”, posto che il processo di finanziamento deve basarsi necessariamente su una solida valutazione del merito di credito, per evitare fenomeni di sovraindebitamento (cosiddetto principio del credito responsabile)», dice. «Per questa fascia di popolazione dovrebbe dunque intervenire lo Stato con oneri rilevanti per la finanza pubblica in un arco temporale molto ristretto. Inoltre, non tutti gli immobili - ancorché oggetto di riqualificazione - potrebbero raggiungere gli obiettivi di performance energetica imposti dalla Epdb per via delle loro caratteristiche e del grado di vetustà. L’enfasi sulla riqualificazione energetica», ha concluso, «potrebbe portare a trascurare la più immediata esigenza di ristrutturazione per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare del Paese rispetto al rischio di calamità naturali (tra cui in particolare il rischio sismico)». Sa bati n i, insomma, mette l’accento sulle scarse possibilità economiche di una fetta della popolazione, fattore che comporterebbe l’esborso di soldi pubblici, e sul particolare patrimonio immobiliare storico presente in Italia, poco incline a ristrutturazioni strutturali che rischierebbero di deturparlo. Senza considerare che, secondo l’e s p e rto, la norma rischierebbe di ridurre il «valore di mercato degli edifici che presentano classi energetiche più basse».

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