n Nessun cambio di rotta: la Bce rialza i tassi di interesse di 50 punti base. I motivi li ha poi illustrati Christine Lagarde con giacca rossa, foulard di Hermès e spilla dorata a forma di civetta. «Non sono né un falco né una colomba ma una civetta, che è dotata di saggezza», aveva puntualizzato lei stessa durante il suo debutto ufficiale davanti ai giornalisti come capo della Banca centrale europea nel dicembre 2019. Al netto dell’ornitologia monetaria, le dichiarazioni rilasciate ieri da madame L a ga r - de confermano la sensazione che la macchina di Francoforte sia lanciata a fari spenti nella nebbia degli ultimi scossoni finanziari. Il primo - circoscritto, è vero, alla pessima gestione di una banca regionale specializzata nei prestiti alle start up della Silicon valley - arrivato dalla California ma il secondo, assai più rumoroso nelle stanze dei bottoni del sistema bancario europeo, giunto dalla svizzera Credit Suisse, già da tempo sorvegliata speciale per la complicata ristrutturazione varata dopo una serie di crisi e scandali. Entrambi alimentati dall’aumento dei tassi di interesse da parte delle Banche centrali per frenare l’inf l a z io n e. Aumento che ieri la Bce ha confermato, tirando dritto nonostante le recenti turbolenze. Nessuna sorpresa, anche perché un eventuale rallentamento della tabella di marcia avrebbe rischiato per certi versi di amplificare l’allarme e di mostrare ancor più indecisa la strategia di Francoforte. Dove il mezzo punto percentuale in più è stato deciso non all’unanimità, ma con una «larga maggioranza», ha detto ieri la L a ga rd e specificando che sono stati contrari «tre-quattro componenti del board» perché «volevano più tempo per monitorare la situazione» (e chissà se tra questi c’è stato anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che di recente è tornato a invocare prudenza). Ieri mattina, inoltre, a pochissime ore dal verdetto, l’agenzia Bloomberg aveva rilanciato l’indiscrezione secondo cui il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, avrebbe avvertito i ministri delle Finanze dell’Ue, riuniti martedì a Bruxelles per l’Ecofin, che alcune banche dell’Eurozona potrebbero essere vulnerabili al rialzo dei tassi di interesse e che una mancanza di fiducia potrebbe scatenare il contagio. Una voce parsa a qualche osservatore navigato come un ultimo pressing per evitare il rialzo dei tassi. Ma torniamo alle parole del presidente della Bce. E ai tentativi di rassicurare il mercato spiegando che, «come già in passato», la Banca centrale può «dimostrare creatività se ci fosse una crisi di liquidità, ma non la vediamo attualmente». Il settore bancario «è molto molto più forte del 2008». Noi «abbiamo a disposizione strumenti che siamo sempre pronti ad attivare quando e se necessario». Tra funzionari creativi che spengono il fuoco con la benzina e scatole degli attrezzi da maneggiare (si spera) con cura, c’è però anche l’impossibilità, ammessa ieri dalla La ga rd e, di determinare quale sarà il futuro percorso dei tassi. Quali saranno i prossimi rialzi? «Al momento», ha detto, «è impossibile determinare la futura dinamica che prenderanno i tassi di interesse». L’unica soluzione è quella di affidarsi alla «politica dei dati». Una specie di «whatever it boh», parafrasando l’ormai noto motto di chi l’ha preceduta, che alimenta il rumore di unghie sugli specchi dell’Eu rotowe r più volte sentito negli ultimi mesi. Nel rispondere ai giornalisti, la L a ga rd e ha ripetutamente fatto ricorso ai passaggi della nota ufficiale del consiglio direttivo. In particolare al primo paragrafo che recita: «L’elevato livello di incertezza rafforza l’i m p o rta n - za di un approccio dipendente dai dati per le decisioni sui tassi ufficiali, che saranno determinate dalla sua valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, della dinamica dell’i n f l a z io - ne sottostante e la forza della trasmissione della politica monetaria». Insomma, la Bce seguirà «con attenzione le tensioni in atto sui mercati» ed è «pronta a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro». Ma per ora «le banche sono resilienti, le riserve di liquidità sono di alta qualità e il capitale è maggiore di prima», ha aggiunto anche de Gu i n d o s . La rotta non cambia anche perché, è stato aggiunto, «l’inflazione dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato». In base alle previsioni macro aggiornate (ma prima dell’acuirsi della crisi sui mercati finanziari) è vista al 5,3% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. Nel frattempo, ieri le Borse europee hanno chiuso la seduta con un rimbalzo dopo il tonfo di mercoledì. Francoforte ha guadagnato l’1 ,6 3 % , Londra lo 0,90%, Parigi il 2,03% e Milano l’1,38%. I mercati hanno cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno: i tassi sono aumentati di mezzo punto ma almeno la Banca centrale non ha fornito indicazioni precise sulle mosse future. A rassicurare gli investitori è inoltre intervenuta la decisione della Banca centrale svizzera di fornire a Credit Suisse un prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri (circa 50,6 miliardi di euro). Basterà? Lo vedremo nei prossimi giorni. Mentre nei prossimi mesi si capirà se la saggia «civetta» della L a ga r - de si trasformerà in gufo.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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