L e decisioni di politica monetaria saranno influenzate dai rischi di instabilità bancaria? È questa la domanda a cui la Fed doveva dare ieri una risposta. Messa di fronte a un trivio, ha scelto la prudenza: l’obiettivo principale rimane la disinflazione, ma per il momento la restrizione monetaria rallenta. Per una banca centrale non è semplice rispondere in modo efficace quando, nel corso di una restrizione monetaria, un emergente rischio bancario sistemico si pone all’attenzione dei mercati e della pubblica opinione. Il punto di partenza è il fatto che è stata la stessa Fed a dichiarare il caso della Silicon Valley Bank (SVB) come un evento di rilevanza sistemica. Domenica 12 marzo, la Fed, con l’avallo del Tesoro e della Agenzia Federale per l’Assicurazione sui Depositi, ha fatto una promessa molto impegnativa, basata su tre pilastri: che tutti i depositanti della SVB, assicurati e non, sarebbero stati rimborsati; che tale rimborso non sarebbe gravato sui contribuenti americani; che altre banche avrebbero potuto accedere a iniezioni di liquidità, purchè dotate di bilanci a prova di solvibilità. Una promessa – ritenuta eccessiva sia negli Stati Uniti che in Europa – che ha reso una espansione monetaria per ragioni di stabilità finanziaria, cioè un caso di accomodamento bancario, un evento possibile. Ma quando l’eventualità di un accomodamento bancario diviene una opzione, e nel frattempo è in corso una restrizione monetaria, tre sono le opzioni in termini di scelta della banca centrale. La prima scelta è quella della dominanza monetaria. Per ragioni legate all’andamento macroeconomico, la banca centrale ribadisce la priorità dell’obiettivo della politica monetaria restrittiva, che è quello della disinflazione, e le scelte legate all’accomodamento bancario sono a esse subordinate. È quello che fece la Fed, nei mesi che vanno dal dicembre 2007 fino al crollo della Lemhan Brothers nel settembre 2008, quando si dichiarò che le iniezioni di liquidità a tutela della stabilità bancaria sarebbero state sterilizzate, per evitare rischi inflazionistici. È quello che ha dichiarato la Bce nel luglio del 2021, quando, annunciando la possibilità di avviare uno scudo anti-spread, in caso di turbolenze finanziarie, ha subito specificato che tali interventi comunque non dovranno incidere sull’intonazione complessiva della politica monetaria. La dominanza monetaria ieri avrebbe significato decretare, in modo argomentato, una salita dei tassi di interesse pari a cinquanta punti base, dando ai rischi di instabilità bancaria un peso minimo. L’opzione è stata scartata. La seconda scelta è quella della dominanza monetaria accomodante. La banca centrale ribadisce la priorità della politica monetaria disinflazionistica, ma ne attenua il tono, sulla base dell’andamento macroeconomico delle variabili legate al mercato del lavoro da un lato, e della dinamica dei prezzi al consumo dall’altro. L’attenuazione del tono restrittivo dell’azione monetaria va nella direzione di rendere eventuali inezioni di liquidità a favore di singole banche coerenti più coerenti con la dinamica complessiva dei tassi. La dominanza monetaria accomodante ieri si sarebbe dovuta riflettere con un aumento dei tassi di venticinque punti base, minore di quello atteso fino a faditica domenica 12 marzo, ma corredato da una spiegazione che ribadisse la priorità dell’obiettivo inflazionistica. Ed è questa è la strada intrapresa dalla Fed. La terza scelta è quella della dominanza bancaria. La banca centrale pone come priorità quello di avere le condizioni monetarie migliori per evitare rischi di ulteriori turbolenze bancarie, ponendo, almeno temporaneamente, in secondo piano l’azione attiva disinflazionistica. La dominanza bancaria ieri si sarebbe dovuto riflettere in una sospensione, ben motivata, della fase di rialzo dei tassi di interesse. La scelta avrebbe dato massimo peso ai rischi di ulteriori turbolenze bancarie. Di fronte al trivio, la Fed ha scelto la strada intermedia. Vedremo se mercati, famiglie e imprese, incorporandola o meno nei loro comportamenti, la giudicheranno credibile.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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