STUPIDA RAZZA

venerdì 17 marzo 2023

Giro di vite per le banche Usa: stretta su capitale e liquidità

 

Lo scudo bancario della Federal Reserve e del Tesoro americano scricchiola, scosso da una crisi che minaccia di trasformarsi in idra dalle tante teste, dagli Stati Uniti all'Europa. E Jerome Powell corre a preparare nuove difese, mentre la posta in gioco minaccia di crescere fino alla stabilità stessa del sistema finanziario: sorpreso dalla spirale innescata dagli eccessivi rischi e cattiva gestione di influenti istituti americani, da una supervisione inadeguata e da ripercussioni degli aggressivi rialzi dei tassi d'interesse da lui stesso orchestrati, il chairman della Fed appronta giri di vite precauzionali che spera riportino fiducia nelle banche regionali statunitensi al cuore della bufera. All'esame è un nuovo ventaglio di requisiti di capitale e liquidità, accanto a rafforzamenti e ampliamenti degli stress test che misurano la capacità degli istituti, dei loro bilanci e delle loro strategie di risk management di reggere agli scenari più avversi. Le nuove norme riguarderebbero tutti gli istituti con oltre cento miliardi di asset e fino a 250 miliardi, oggi di fatto esentati dai più stringenti controlli riservati agli istituti classificati di importanza sistemica. Silicon Valley Bank, alla viglia del collasso che ha scatenato il terremoto, aveva 212 miliardi di asset. Powell, secondo gli operatori del mercato future, davanti allo spettro di battute d’arresto nel credito che aggravino gli spettri di recessione, potrebbe inoltre nell’immediato arrestare la prossima settimana le strette sul costo del denaro. Nervi scoperti e clima fragile, di sicuro, hanno smentito auspici di facili normalizzazioni. Ha destato preoccupazione la bufera arrivata sulle banche europee, a cominciare da Credit Suisse. Ma le banche regionali americane sono a loro volta tornate sotto pressione dopo un sospiro di sollievo grazie a iniziali interventi straordinari di protezione, l’estensione dell’assicurazione federale al 100% dei depositi negli istituti falliti e il lancio di una facility Fed per prestiti a istituti in difficoltà. Sintomo del nervosismo: S&P e Fitch hanno tagliato ieri a rating “spazzatura” First Republic, la più contagiata dal crollo di Svb, dopo il declassamento già operato da Moody’s su Signature Bank. Non basta. Ha trovato eco il monito del noto finanziere americano Larry Fink di BlackRock su ulteriori crack e tensioni possibili nel sistema bancario, ricordando altre ere di «fallimenti spettacolari» seguiti a cicli di strette di politica monetaria della Fed. E aumentano le polemiche sulla trasparenza delle pratiche dell'alta finanza negli attuali, difficili frangenti: il New York Times ha rivelato che Goldman Sachs, ingaggiata da Svb per rastrellare senza successo capitali in extremis, avrebbe parallelamente intascato una commissione da cento milioni di dollari per la gestione della vendita in perdita di debito dell’istituto californiano, poi divenuta una delle ragioni del tracollo. La politica si è a sua volta infiammata. La senatrice democratica Elizabeth Warren, nemesi di Wall Street, è emersa tra le voci più aggressive: ha attaccato l'indebolimento in anni recenti delle regolamentazioni bancarie, in particolare proprio dei grandi istituti regionali. Con la riforma finanziaria all’indomani della grande crisi del 2008, norme più severe riguardavano tutti gli istituti con oltre  50 miliardi di asset. «Se Congresso e authorities avessero fatto il loro lavoro non saremmo qui», ha detto attaccando la presa delle lobby del settore finanziario che hanno spinto per nuova deregulation. E assieme a nuove riforme ha chiesto che Powell si ricusi in realtà dal caso Svb per esser stato favorevole ad ammorbidimenti delle norme e in particolare degli stress test annuali. La Fed è nel mirino perchè da mesi aveva in realtà ammesso l’esistenza di un’emergente minaccia sistemica dalle banche regionali. Il neoresponsabile della Fed per la bank regulation, Michael Barr, l'anno scorso aveva illustrato ipotesi di maggiori requisiti di capitale e controlli per protagonisti enormemente cresciuti negli ultimi anni. «La loro crescita ne ha aumentato l'importanza per il sistema finanziario», aveva dichiarato citando una task force al lavoro per dar vita a nuove norme. Tra le idee circolate, obblighi a rastrellare nuove risorse per assorbire perdite e potenziamenti dei living wills, la mappa per una liquidazione senza bailout pubblici. I gruppi con oltre cento miliardi di asset, al netto di istituti “sistemici”, ormai vantano 3.700 miliardi di dollari in depositi, quasi un quarto del totale americano. E una grande banca regionale ha oggi in media asset per 554 miliardi rispetto ai 413 del 2019. Abbastanza da legittimare allarmi in caso di fallimento.

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