STUPIDA RAZZA

venerdì 31 marzo 2023

Big tech al bivio sugli algoritmi: già investiti 200 miliardi

 

Continua a tenere banco la lettera firmata da alcuni manager della Silicon Valley (Elon Musk in testa) in cui si chiede di sospendere gli sviluppi relativi all'Intelligenza Artificiale generativa. Le firme hanno toccato quota 1.500, confermando quanto la tematica catalizzi moltissima attenzione nell'industria tecnologica. Ma di fianco ai pesanti interrogativi posti nella lettera - che di fatto mette in discussione il futuro della stessa umanità se l'intelligenza artificiale rimane senza controllo – crescono anche i dubbi relativi agli investimenti che Big Tech ha già scucito verso questo settore. Numeri troppo elevati, probabilmente, per immaginare uno stop troppo lungo sugli sviluppi di questa tecnologia. Nel 2022, mentre sul mercato azionario si abbatteva una crisi che è costata 5 trilioni di dollari al Nasdaq, i big five dell'industria tech (Apple, Amazon, Microsoft, Google e Meta) hanno investito 223 miliardi in ricerca e sviluppo (dati Economist, ndr). Una cifra enorme, se si considera che nel 2019 erano stati 109 i miliardi investiti. E benché all'interno della macro-area vengano racchiusi anche costi differenti, la fetta più grossa di questi investimenti si concentra sempre sulle scommesse più importanti. L’intelligenza artificiale è sicuramente fra queste. Prendiamo le mosse di Microsoft, che ha puntato con forza su OpenAI, l'azienda di San Francisco che ha prodotto ChatGPT. Il colosso di Redmond, solo per questa operazione, ha stanziato circa 11 miliardi di dollari. Poi ha investito in altre realtà più piccole. Ma come Microsoft, un po' tutti gli altri Big si sono mossi nella stessa direzione. Il ceo di Meta, Mark Zuckerberg, di recente ha spiegato che l’intelligenza artificiale è la più grande categoria di investimento della sua azienda. E benché non sia ancora ufficiale, una storia simile è anche quella di Alphabet, che nei prossimi giorni, in occasione del rapporto sugli utili trimestrali, potrebbe rivelare per la prima volta i suoi investimenti in Bard, il suo chatbot intelligente (competitor numero 1 di ChatGPT). Ma non hanno trascurato il settore neanche Apple ed Amazon, con quest’ultima che sta sviluppando (grazie a una startup) un’intelligenza artificiale generativa da integrare nel suo marketplace. In generale, secondo i dati di PitchBook, circa un quinto delle acquisizioni e degli investimenti combinati delle società dal 2019 ha coinvolto aziende di intelligenza artificiale, molto più della quota destinata a criptovalute, blockchain e altre tecnologie. E secondo i dati forniti da PredictLeads, oggi almeno un annuncio su dieci nelle aziende dell’industria tech richiede competenze sull’intelligenza artificiale. Un settore, insomma, già decisamente ancorato ai modelli di business delle aziende più capitalizzate al mondo. Per questo, adesso, potrebbe nascere una storia di precedenze: prima il business o prima le preoccupazioni di chi teme per le sorti della civiltà umana?

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