I suoi 
padroni gongoleranno. I crucchi  che contemplano esclusivamente il loro 
interesse – altro che Europa dei  popoli! – gli diranno “Wunderbar, 
kleine italienische”, ossia  meraviglioso, piccolo italiano! Sottinteso 
servo italiano. Insomma, le  oligarchie tutte, del denaro, della finanza
 e dell’eurozona plaudiranno.  Chi? Ma naturalmente lui, il pericoloso 
buffone emergente della  sub-politica nazionale, all’anagrafe Matteo 
Renzi, esternante durante  l’inaugurazione, nella “sua” Firenze, di 
Pitti immagine Uomo.
 
Per ora c’è solo
 l’annuncio trionfale di  Renzi, ma a giorni seguirà lo Job Act, 
chiamato così in (neo)lingua  esotica, per sottolineare meglio la totale
 subalternità italiana  all’occidente neocapitalistico e il 
liberal-liberismo che anima la  marionetta Renzi. Sembra che questo 
obbrobrio, sicuramente pensato  contro il lavoro stabile e ancora 
tutelato – con la scusa di creare  occupazione per chi non l’ha e di 
estendere le garanzie ai precari –  sarà articolato su tre semplici 
punti e non avrà come “cuore” la riforma  dell’articolo 18 (dello 
statuto dei lavoratori del 1970). Ostacolo  “ideologico” quest’ultimo, 
secondo Matteo, alle necessarie riforme del  mercato del lavoro (e 
contro i lavoratori) che non si fermeranno nel  dopo Monti e Fornero.
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