STUPIDA RAZZA

lunedì 27 gennaio 2014

La religione della terra

Non sono figlio di contadini. Non ho mai lavorato la terra, non vivo in campagna. Insomma, non ho molti titoli per parlare di agricoltura, vecchia o nuova che sia. In effetti io non conosco i nuovi agricoltori. Conosco gli anziani che una volta erano contadini. Li trovo sperduti in paesi sperduti. Hanno le radici in un tempo lontano e adesso sono qui in un tempo che non capiscono. Sono in esilio. Hanno sguardi e posture che a volte commuovono: il lirismo degli sconfitti. Tutto questo forse c’entra poco con le nuove attività agricole, di fatto un vecchio contadino mi fa più simpatia di un vecchio borghese. E sento che la via della campagna è la via del futuro. Non si tratta di dismettere la civiltà industriale, ma di metterla al servizio del mondo agricolo. Non so se lavorare la terra servirà a salvare il mondo, ma ho fiducia in chi fa il formaggio, mi piacciono i filari delle viti, gli alberi di arance, le balle di fieno. E provo simpatia anche per le terre vuote, per i paesaggi inoperosi. Mi piacciono i sassi, le crete, mi piacciono i cardi e i fiori che spuntano ai bordi delle strade.
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