Mi sembra
necessario distinguere tra crisi e collasso, non perchè si escludano,
ma perchè incarnano due analisi diverse. [Raúl Zibechi]
Una delle difficoltà che affrontano i movimenti antisistemici e quanti di noi continuano ad essere impegnati nel costruire un mondo nuovo, consiste nel non riuscire a definire con certezza quanto sta succedendo davanti ai nostri occhi. A grandi linee, coesistono due punti di vista non necessariamente contrapposti, però ben diversi: quelli che sostengono che ci troviamo davanti ad una crisi, sebbene superiore alle crisi cicliche dell'economia capitalista, e quelli che propendono nel ritenere che l'umanità sta andando verso una situazione di collasso causata dal sistema.
Mi rendo conto che si tratta di un dibattito teorico con forti implicazioni pratiche, poiché ci troviamo davanti a due situazioni molto diverse. Vale la pena di ricordare che in altri periodi della storia recente, l'ascesa del nazismo, per esempio, ha provocato profonde divergenze nelle sinistre dell'epoca. Non erano pochi coloro che disconoscevano l'importanza del nazismo quale vera mutazione sistemica e pensavano che si trattasse di un regime autoritario simile ad altri che avevano già conosciuto. Tuttavia, con il passare del tempo, possiamo trovarci d'accordo con Giorgio Agamben sul fatto che il campo di concentramento ha modificato alla radice la politica, insieme a quello che ha definito come stato d'eccezione permanente.
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