STUPIDA RAZZA

martedì 19 maggio 2015

Diritti sociali

Nel trattare dei diritti, la moderna interpretazione suole ormai distinguerne diverse generazioni. Concentriamoci brevemente sul percorso storico che ha condotto alle prime due, le quali ricomprendono quelli politico-civili e quelli socio-economici, svolgendo una riflessione finale sui secondi e sul loro attuale livello di protezione.
La nozione di diritto non può che connettersi con quella di libertà, dalla protezione e valorizzazione della quale discende la prima. Tuttavia, la libertà di cui noi abitualmente parliamo deve intendersi e declinarsi in maniera radicalmente diversa rispetto alla sua concettualizzazione più arcaica. Nelle società antiche essa era in effetti interpretata in una chiave assolutamente avulsa dall’individualismo che le conferisce la peculiare coloritura assunta in epoca moderna. Queste società si presentano come essenzialmente organicistiche e dominate da una impostazione comunitaristica che mai e poi mai avrebbe consentito al singolo di rivendicare dei diritti contro la sua stessa comunità di appartenenza. Tutto ciò avrebbe comportato un grave rischio per la stabilità della comunità medesima. I diritti attribuiti all’individuo, pertanto, sono funzionalizzati all’interesse collettivo. Visioni del genere, peraltro, sono tutt’oggi rinvenibili in culture quali quelle africane o asiatiche, impregnate di principi solidaristici che permettono a tali società di rinsaldarsi attorno ad un sistema valoriale profondamente diverso rispetto a quello di matrice atomistico-individualista su cui si fondano le società occidentali. Come ci ricorda il politologo nigeriano Claude Ake,
“l’idea dei diritti umani, e di diritti giuridici in generale, presuppone una società atomistica e individualista, una società dal conflitto endemico…
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