Nel
trattare dei diritti, la moderna interpretazione suole ormai
distinguerne diverse generazioni. Concentriamoci brevemente sul percorso
storico che ha condotto alle prime due, le quali ricomprendono quelli
politico-civili e quelli socio-economici, svolgendo una riflessione
finale sui secondi e sul loro attuale livello di protezione.
La
nozione di diritto non può che connettersi con quella di libertà,
dalla protezione e valorizzazione della quale discende la prima.
Tuttavia, la libertà di cui noi abitualmente parliamo deve intendersi e
declinarsi in maniera radicalmente diversa rispetto alla sua
concettualizzazione più arcaica. Nelle società antiche
essa era in effetti interpretata in una chiave assolutamente avulsa
dall’individualismo che le conferisce la peculiare coloritura assunta
in epoca moderna. Queste società si presentano come essenzialmente
organicistiche e dominate da una impostazione comunitaristica che mai e
poi mai avrebbe consentito al singolo di rivendicare dei diritti
contro la sua stessa comunità di appartenenza. Tutto ciò
avrebbe comportato un grave rischio per la stabilità della comunità
medesima. I diritti attribuiti all’individuo, pertanto, sono
funzionalizzati all’interesse collettivo. Visioni del genere, peraltro,
sono tutt’oggi rinvenibili in culture quali quelle africane o asiatiche,
impregnate di principi solidaristici che permettono a tali società di
rinsaldarsi attorno ad un sistema valoriale profondamente diverso
rispetto a quello di matrice atomistico-individualista su cui si fondano
le società occidentali. Come ci ricorda il politologo nigeriano Claude
Ake,
“l’idea
dei diritti umani, e di diritti giuridici in generale, presuppone una
società atomistica e individualista, una società dal conflitto
endemico…
LEGGI TUTTO:
Nessun commento:
Posta un commento