STUPIDA RAZZA

martedì 12 maggio 2015

Patria e matria


Nel  precedente  articolo abbiamo trattato la figura di Gualtiero Ciola (1925-2000), padre dell’identitarismo padano-alpino e sulla base di una riflessione sulla sua opera (libri,articoli, testimonianze di chi l’ha conosciuto) abbiamo ritenuto che in essa sussistono insegnamenti di interesse comunitarista.
Uno di questi è senza dubbio lo spirito di appartenenza. Quest’ultimo non va inteso come un rifugio di falliti che cercano un etichetta per “sentirsi importanti” nella vuota società dell’immagine, ma al contrario una concezione della realtà che parte dal presupposto che la persona, in senso cristiano, e non l’individuo è parte del territorio che ci ospita e come tale, per reciprocità e responsabilità, noi dobbiamo prenderci cura di esso. Sotto questo presupposto la Patria è sia terra dei padri luogo della nostra origine e delle nostre radici, ma anche, per usare un termine del leader econazionalista insubrista  Lorenzo Banfi, la nostra “Madre Terra” che ci accoglie e sostiene, includendo con essa anche tutto l’ambiente naturale. Si tratta della ripresa di una concezione olistica, che, guardando oltre l’orizzonte individualistico antropocentrico, guarda ad un orizzonte tradizionale e coniuga a una antropologia che rivaluta l’homo religiosus di eliadiana memoria un paradigma culturale che reinserisce l’essere umano nel suo contesto ambientale opponendosi alla disgregazione individualistica.Sotto questo aspetto il comunitarismo può considerare il concetto di Patria non solo in relazione alla nostra origine biologica che ha nella famiglia la sua cellula (da qui terra dei padri), ma anche in relazione alla sua dimensione  per così dire femminile di ciò che ci accoglie e ci sostiene. 
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