L’antica
lotta dell’oro contro il sangue, dell’”usura” (per dirla con Ezra
Pound) contro il lavoro umano, non è sempre appartenuta alla storia
d’Europa: non vi era nel Medioevo, perché in quell’epoca, che alcuni si
ostinano a chiamare “oscura”, c’era abbastanza buon senso da mettere a
punto tutti gli strumenti utili a contenere i nascenti appetiti degli
strozzini e dei banchieri a danno della società e dei lavoratori.
In
pratica, essa si accende con la nascita dello Stato moderno: stato
che, per definizione, ha bisogno di molto, moltissimo denaro: per
tenere in armi un grosso esercito nazionale (dotato di un cospicuo
parco d’artiglieria), per pagare uno stuolo di funzionari e
amministratori, redigere un catasto, riscuotere le tasse, far
funzionare la macchina della giustizia, sostenere la politica estera,
nonché per tenere in rispetto l’inquieta nobiltà feudale. In confronto,
lo stato feudale viveva di poco: chiedeva poco e spendeva ancora meno.
Ma lo stato moderno nasce contestualmente alla borghesia cittadina,
alla quale i monarchi si appoggiano contro la nobiltà; e la borghesia
imprenditoriale e commerciale non tarda a svilupparsi anche mediante
l’impiego disinvolto del capitale finanziario: in pratica, prendendo il
posto della vecchia figura dell’usuraio e facendo assai in grande ciò
che questi aveva fatto su scala alquanto modesta.
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