STUPIDA RAZZA

venerdì 29 ottobre 2021

Alla faccia dell’«emergenza finita»: per salvare la card l’a l l u n g h e ra n n o

 

Se pensate che a Palazzo Chigi e al ministero della Salute si faranno bastare la proroga del lasciapassare verde, vi sbagliate. L’estensione fino a marzo del super green pass, come d’altronde l’ intera architettura delle norme varate in era Covid, sarebbe strettamente connessa alla proroga dello stato d’emergenza. Quell’emergenza di cui esperti e virostar, da qualche tempo, pur proclamavano l’e s au r i m e nto. Basta ripescare l’e d i to r i a l e sulla Stamp a che Anto nel la V iol a aveva vergato il 22 settembre, giusto 24 ore dopo l’approvazione del decreto sul foglio verde obbligatorio nei luoghi di lavoro: «Una delle domande che mi vengono poste più spesso dall’inizio della pandemia», raccontava l’i mmunologa, «è: “Quando ne saremo fuori?”. Da qualche settimana, a questa domanda, ho finalmente iniziato a rispondere che ne siamo già fuori». B e’, all’epoca erano tutti convinti che la misura più inutilmente vessatoria del pianeta, innescando una «spinta gentile» alle vaccinazioni, avrebbe sancito la definitiva sconfitta di chi resisteva all’i niez io ne. Invece, i dubbiosi rimangono; le prime dosi non decollano; e sono financo aumentati i contagi, peraltro tra i presunti «immunizzati». Così, se l’arti - colo della V iola a n nu n c iava: « L’emergenza finalmente è finita», sei giorni fa, Fabio Cicil i a n o, del Cts, più timidamente osservava che «l’e m e rge n za sta per finire». Ecco: il diavolo si annida nei dettagli. Lo «sta per», sul piano giuridico, potrebbe durare molto a lungo. Anche per via del proposito di conservare il foglio verde. Dal preambolo all’articolo 1, il primo decreto green pass, del 23 luglio, cui si richiamano i successivi, incluso l’u lt im o, che allarga la certificazione Covid al posto di lavoro, è fondato sulla proroga dello stato d’emergenza, dichiarato il 31 gennaio 2020. Per ora, la nuova scadenza è fissata al 31 dicembre 2021. È pressoché scontata un’ulteriore dilazione, la quale, tuttavia, non potrebbe protrarsi oltre il 31 gennaio 2022. Ai sensi della legge sulla Protezione civile (dlsg 1/2018, articolo 24, comma 3), lo stato d’emergenza di rilievo nazionale, infatti, «non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi». Appunto: 31 gennaio 2020-31 gennaio 2022. Due anni esatti. Di lì, sarà impossibile procedere con una semplice riconferma del provvedimento originario; occorrerà varare ex novo una norma. Per capirci, è una matriosca: il contenitore più grosso è la dichiarazione di stato d’e m e rge n za , cui sono sussunti tutti gli altri dpcm e dl emessi per contrastare il Sars-Cov-2, compresi quelli sugli obblighi vaccinali palesi e surrettizi. I pretesti per l’ulteriore allungamento non mancheranno: un’«ondatina» di infezioni, la prevedibile riluttanza di alcune fasce della popolazione a lasciarsi inoculare la terza dose, senza contare che dall’emergenza dipende altresì l’im - pianto delle zone a colori. Forse, da quando siamo in bianco, ci siamo scordati che il sistema esiste, ma l’esecutivo, come ha confermato il sottosegretario Pierpaolo Sileri, non ha alcuna intenzione di pensionarlo. E la scure del lockdown pende sempre sulle nostre teste. Con una complicazione, stavolta: a gennaio 2020, nessuno poteva ragionevolmente opporsi all’instaurazione di un regime speciale. A questo punto, Lega e Forza Italia sarebbero disposte a votare un’altra legge? E per il governo, sarebbe politicamente sostenibile tirare dritto, infischiandosene dell’eventuale opposizione del c e ntro d e s tra? I nodi verranno al pettine. Intanto, per citare i Led Zeppelin, the song remains the same: continuano ad agitarci sotto al naso la carota della liberazione; poi alzano i target di popolazione da inoculare (eravamo partiti dal 70%, siamo arrivati al 90%, e poi toccherà ai booster); evitano accuratamente di indicare parametri in virtù dei quali si potrà stabilire ufficialmente la fine della prigionia; e, di rinvio in rinvio, si tengono strette le armi da sguainare, all’occorrenza, contro i nostri diritti costituzionali. In fondo, per governi chiamati a gestire società sempre più disilluse e turbolente, lo stato d’eccezione è una risorsa preziosissima. Noi chiediamo soluzioni ai problemi, il potere si trincera: sorvegliare e punire.

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