La disposizione fondamentale degli uomini è la tendenza ad essere felici. Ma bisogna intendersi sul concetto di felicità. C’è una dimensione dell’essere felici che è il sentimento della propria illimitata espansione, ma questo sentimento espansivo trova una contraddizione nella realtà delle cose, tanto che il senso comune afferma che la felicità non è di questo mondo o è possibile solo per brevi momenti. Cercare la felicità negli oggetti esterni porta inevitabilmente alla disillusione, mentre l’unico modo per trovare la felicità è la valorizzazione della propria soggettività, della propria creatività. La felicità consiste nell’incremento delle proprie potenzialità, la gloria della vittoria, come diceva Nietzsche, e per raggiungerla è necessario conoscere noi stessi, le nostre abilità.
Come dicevano i grandi filosofi classici la felicità è la virtù. Ma la virtù non va intesa come castrazione del sentimento o come rispetto delle regole. I greci chiamavano la virtù aretè, parola che viene dalla stessa radice di ars, e che indica l’abilità a superare una difficoltà.
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