C el eb ra z ion e
di A n gel a M e rkel
(con indiretta e
volgare presa in
giro di S i lv io Ber -
lu s c o n i ); ambiva-
lenza sull’immigrazione, tra
linea dura contro la Bielorus-
sia e ambiguità sulle questioni
migratorie che importano
maggiormente all’Italia; sul-
l’energia, spinta (ma solo su
base volontaria) all’acquisto di
stock comuni di gas; e infine,
rissa destinata a proseguire
sullo stato di diritto, con nel
mirino Varsavia e le capitali
non euroliriche: questi i ma-
crotemi della giornata finale
del Consiglio Ue a Bruxelles.
Cominciamo dalla scena, de-
gna di Fantozzi, con cui gli altri
leader hanno salutato la can-
celliera tedesca al suo ultimo
vertice. Il più zelante nel coret-
to di voci bianche è stato il belga
C h a rl e s M ich el , attuale presi-
dente del Consiglio Ue che, con
sprezzo del ridicolo, ha parlato
così: «Il tuo addio alla scena eu-
ropea ci tocca politicamente
ma ci riempie anche di emozio-
ne. Sei un monumento. Mi ven-
gono in mente i confronti. Il
Consiglio europeo senza Ange -
la è come Roma senza il Vatica-
no o Parigi senza la Torre Eiffel.
La tua saggezza mancherà so-
prattutto nei momenti com-
plessi». A seguire, standing
ovation generale e regali per la
cancelliera tedesca uscente.
Ma - sia pur indirettamente
- uno sfregio contro Berlusco -
ni e tutto sommato contro tut-
ta l’Italia è giunto nell’audiovi -
deo di celebrazione trasmesso
durante la minicerimonia, in
cui è comparsa anche la fami-
gerata risatina anti Cav della
leader tedesca insieme a Nico -
las Sa rkoz y, peraltro con l’in -
credibile e beffardo sottotito-
lo: «Ci sono stati anche mo-
menti di allegria».
Passiamo all’i m m i g ra z io n e.
Su questo tema, al solito, Bru-
xelles si è barcamenata, la-
sciando spazio a interpretazio-
ni contrapposte, un po’ come i
mitici responsi della Sibilla cu-
mana. Una qualche durezza è
stata manifestata contro la Bie-
lorussia: com’è noto, la Polonia
e altri Paesi vogliono un muro
per impedire l’arrivo di una va-
langa di migranti. Su questo, il
documento è stato alquanto
inasprito: in prima battuta si
parlava solo di «attacchi ibridi
contro i confini europei e di ri-
sposte conseguenti». In secon-
da battuta è stata invece espli-
citata la vertenza con la Bielo-
russia, con cenno a «misure re-
strittive ulteriori». Tuttavia,
nella conferenza finale, M a r io
D ra g h i si è schierato contro il
muro: «Non è vero che c’è un’a-
pertura dell’Ue al finanzia-
mento dei muri sulle frontiere
esterne. La Commissione non
è d’accordo e al Consiglio euro-
peo in tanti non sono d’accor -
do, compresi noi». La realtà è
che come al solito, davanti a un
testo vago, più interpretazioni
restano possibili.
Ancora più vaga la parte sui
movimenti secondari, cosa
che interessa il nostro Paese,
con un passaggio in cui si evo-
ca «l’equilibrio tra solidarietà
e responsabilità». Insomma,
aria fritta. Al punto che lo stes-
so D rag h i, presumibilmente
insoddisfatto, si è lasciato
sfuggire un eloquente «C’è an-
cora da lavorare». Su questo,
non è mancato un bilaterale
(non privo di tensioni, pare)
tra il primo ministro italiano
ed E m m a nuel M ac ro n . Gran-
de vaghezza anche sui finan-
ziamenti per i piani di azione
verso i Paesi terzi. In realtà,
nella conferenza finale, D ra-
ghi ha cercato di vendere come
un successo la correzione del
testo: «Sono molto soddisfatto
di come si è conclusa la discus-
sione. Il testo originario parla-
va solo di movimenti seconda-
ri senza citare l’equilibrio tra
responsabilità e solidarietà. Il
testo attuale ha introdotto
questo concetto». Ma, parole a
parte, nessuna azione concre-
ta è stata decisa.
Quanto ai vaccini, la notte
precedente aveva visto l’appro -
vazione di un documento gene-
rico ma culturalmente insidio-
so, centrato sulla necessità di
«intensificare gli sforzi per su-
perare l’esitazione vaccinale,
anche contrastando la disin-
formazione, in particolare sul-
le piattaforme di social media».
È dunque immaginabile una
nuova ondata di propaganda
mainstream a senso unico.
Su l l ’energia, è passata la li-
nea suggerita dal governo italia-
no: spingere, ma solo su base
volontaria, per l’acquisto di
stock comuni di gas. Anche se,
qualora i governi volessero fare
qualcosa di efficace (e insieme
di liberale) per contrastare la
fiammata dei prezzi, potrebbe-
ro utilmente tagliare le tasse
(Iva e accise) alleggerendo signi-
ficativamente i costi imposti a
utenti e contribuenti. Ma c’è
purtroppo da dubitare che Ro-
ma si muova su questa linea.
Quanto infine al tema, che
aveva incendiato la prima gior-
nata dei lavori, dello «stato di
diritto», con l’attacco intimi-
datorio in corso contro Varsa-
via e Budapest, le posizioni re-
stano pesantemente contrap-
poste. La Polonia, giustamen-
te quanto orgogliosamente,
non arretra, e il braccio di fer-
ro proseguirà. Il solito M ich el
ha comunque cercato di stem-
perare, parlando di un «dibat-
tito sereno. Ci sono vari stru-
menti a nostra disposizione,
alcuni già attivati e altri da atti-
vare. Crediamo che il dialogo
politico sia necessario, per
cercare una soluzione». Solita
alternanza di bastone e carota,
di minaccia e lusinga. Il più pe-
sante sul tema è stato D ra g h i :
sulla Polonia «non ci sono al-
ternative, le regole sono chia-
re. Non è stata messa in discus-
sione la legge secondaria del-
l’Unione, ma la legge primaria,
il trattato. Quindi non ci sono
alternative, le regole sono
chiare su questo».
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