Volevate uno
«shock fiscale»?
Volevate un mega
taglio di tasse?
Volevate una frustata per scuotere in positivo l’eco nomi a?
Niente da fare. Avrete invece
uno «shock assistenziale», un
mega sussidio grillino, con circa 80 miliardi in otto anni destinati (più precisamente:
bruciati) con il reddito di cittadinanza. Uno stanziamento
mai visto in questa dimensione per una misura - ormai è
chiaro - che non produce né
crescita né posti di lavoro, ma
solo un incentivo a rimanere
in un limbo di inattività, magari corroborato da altri introiti
legati a lavoretti in nero. Altro
che ripartenza dell’economia
e uscita dalla povertà. Peggio
ancora: come vedremo tra poco, con riferimento all’ultimo
anno considerato (il 2029), è
stata messa nero su bianco l’espressione «a decorrere dal
2029», con ciò ponendo le basi
per protrarre la misura tendenzialmente all’infinito. In
altre parole: 10 miliardi l’anno
per sempre, a meno che non
venga prima o poi un governo
coraggioso capace di rovesciare il tavolo e usare meglio questa montagna di soldi dei contribuenti italiani.
A fronte dei circa 8,8 miliardi annui già stanziati per la misura, ecco cosa prevede l’arti -
colo 19 del disegno di legge di
bilancio appena trasmesso alle Camere: «L’autori zzazione
di spesa di cui all’articolo 12,
comma 1, del decreto legge 28
gennaio 2019, n. 4, convertito,
con modificazioni, dalla legge
28 marzo 2019, n. 26, è incrementata di 1.065,3 milioni di
euro per l’anno 2022, 1.064,9
milioni di euro per l’a nno
2023, 1.064,4 milioni di euro
per l’anno 2024, 1.063,5 milioni di euro annui per l’an n o
2025, 1.062,8 milioni di euro
per l’anno 2026, 1.062,3 milioni di euro per l’anno 2027,
1.061,5 milioni di euro per l’an -
no 2028, 1.061,7 milioni di euro
annui a decorrere dall’anno
2 02 9 » .
Traduzione dal linguaggio
legnoso e burocratico degli articoli di una manovra: ogni anno, con l’aggiunta di un ulteriore miliardo annuo, lo Stato
si obbliga a stanziare per il reddito di cittadinanza una somma complessiva enorme: 10
miliardi. Il che, moltiplicato
per otto anni, fa appunto 80.
Per capirci: un taglio fiscale
di 80 miliardi, sia pure spalmato su più anni, non si è mai
visto. E ora vediamo invece -
all’opposto - un mega stanziamento tutto orientato in senso
assistenziale e anti crescita.
A rendere tutto più chiaro,
basta il confronto con l’artico -
lo 1 dello stesso disegno di legge che istituisce un fondo di
appena 8 miliardi annui per
tagliare Irpef e Irap. Insomma,
con una mano si decide un modesto taglietto fiscale da 8 miliardi (il governo lascia al Parlamento la suddivisione di
queste risorse tra cuneo fiscale e Irap), mentre con l’a l tra
mano si accumula una montagna di denaro a fini assistenziali.
E che gli interventi fiscali,
per la loro esiguità, si riveleranno impercettibili, è l’espe -
rienza a confermarlo. Nel
2006-2007, il governo di R omano Prodi, con grande enfasi
(e con il sostegno di Confindustria e di un vasto apparato
mediatico), operò un taglio del
cuneo fiscale di 7-8 miliardi.
L’esito fu pressoché indifferente: non se ne accorse nessuno. Diversi anni dopo, il governo di M atte o Renzi varò il bonus degli 80 euro, stanziando
10 miliardi: anche in quel caso
l’effetto sulla crescita fu non
percepibile per l’e c o n om i a
rea l e.
A maggior ragione c’è da ritenere che una riduzione fiscale di appena 8 miliardi, anche stavolta, si rivelerà ininfluente. Ed è semplicemente
incredibile che, su una manovra che complessivamente
avrà una «cubatura» di 23-25
miliardi, solo un terzo venga
destinato ai tagli fiscali. La prima battaglia dei parlamentari
dovrebbe essere proprio questa, nell’esame del disegno di
legge di bilancio: mobilitarsi
per far decrescere le spese assistenziali e aumentare la quota di riduzioni fiscali.
Ma non finisce qui. Torniamo al famigerato articolo 19,
quello che a questo punto stanzia circa 10 miliardi l’anno per
otto anni per il sussidio grillino. Nell’ultimo anno considerato, il 2029, si usa l’espressio -
ne «a decorrere dal»: «a decorrere dall’anno 2029». Il che pone le basi per perpetuare il sussidio da qui all’eternità: quindi, con la scusa della copertura
europea, rischiamo di incatenare perennemente l’e c o n omia italiana a una spesa enorme quanto inefficace.
E il paradosso è che il partito
uscito più debole da tutte le ultime prove elettorali (a partire
dalle Europee del 2019, e arrivando alle Amministrative di
poche settimane fa), cioè il Movimento 5 stelle di G iu s e p p e
C o nte, rischia di essere il vincitore morale della partita della manovra. Sì, certo, il governo porrà enfasi sui maggiori
controlli promessi rispetto ai
percettori abusivi del reddito
oltre che sul «decalage» dopo il
rifiuto della prima eventuale
offerta di lavoro: ma la sostanza è indiscutibile, e cioè che la
bandiera grillina resterà intatta. Anzi, verrà addirittura
proiettata indefinitamente nel
f utu ro.
Da segnalare infine (ma
questo era ovviamente scontato) la conferma e il rifinanziamento degli ammortizzatori
sociali esistenti, a partire dalla
Cig.
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