STUPIDA RAZZA

sabato 30 ottobre 2021

Più fondi al reddito di cittadinanza: conto da 10 miliardi l’anno

 

Volevate uno «shock fiscale»? Volevate un mega taglio di tasse? Volevate una frustata per scuotere in positivo l’eco nomi a? Niente da fare. Avrete invece uno «shock assistenziale», un mega sussidio grillino, con circa 80 miliardi in otto anni destinati (più precisamente: bruciati) con il reddito di cittadinanza. Uno stanziamento mai visto in questa dimensione per una misura - ormai è chiaro - che non produce né crescita né posti di lavoro, ma solo un incentivo a rimanere in un limbo di inattività, magari corroborato da altri introiti legati a lavoretti in nero. Altro che ripartenza dell’economia e uscita dalla povertà. Peggio ancora: come vedremo tra poco, con riferimento all’ultimo anno considerato (il 2029), è stata messa nero su bianco l’espressione «a decorrere dal 2029», con ciò ponendo le basi per protrarre la misura tendenzialmente all’infinito. In altre parole: 10 miliardi l’anno per sempre, a meno che non venga prima o poi un governo coraggioso capace di rovesciare il tavolo e usare meglio questa montagna di soldi dei contribuenti italiani. A fronte dei circa 8,8 miliardi annui già stanziati per la misura, ecco cosa prevede l’arti - colo 19 del disegno di legge di bilancio appena trasmesso alle Camere: «L’autori zzazione di spesa di cui all’articolo 12, comma 1, del decreto legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, è incrementata di 1.065,3 milioni di euro per l’anno 2022, 1.064,9 milioni di euro per l’a nno 2023, 1.064,4 milioni di euro per l’anno 2024, 1.063,5 milioni di euro annui per l’an n o 2025, 1.062,8 milioni di euro per l’anno 2026, 1.062,3 milioni di euro per l’anno 2027, 1.061,5 milioni di euro per l’an - no 2028, 1.061,7 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2 02 9 » . Traduzione dal linguaggio legnoso e burocratico degli articoli di una manovra: ogni anno, con l’aggiunta di un ulteriore miliardo annuo, lo Stato si obbliga a stanziare per il reddito di cittadinanza una somma complessiva enorme: 10 miliardi. Il che, moltiplicato per otto anni, fa appunto 80. Per capirci: un taglio fiscale di 80 miliardi, sia pure spalmato su più anni, non si è mai visto. E ora vediamo invece - all’opposto - un mega stanziamento tutto orientato in senso assistenziale e anti crescita. A rendere tutto più chiaro, basta il confronto con l’artico - lo 1 dello stesso disegno di legge che istituisce un fondo di appena 8 miliardi annui per tagliare Irpef e Irap. Insomma, con una mano si decide un modesto taglietto fiscale da 8 miliardi (il governo lascia al Parlamento la suddivisione di queste risorse tra cuneo fiscale e Irap), mentre con l’a l tra mano si accumula una montagna di denaro a fini assistenziali. E che gli interventi fiscali, per la loro esiguità, si riveleranno impercettibili, è l’espe - rienza a confermarlo. Nel 2006-2007, il governo di R omano Prodi, con grande enfasi (e con il sostegno di Confindustria e di un vasto apparato mediatico), operò un taglio del cuneo fiscale di 7-8 miliardi. L’esito fu pressoché indifferente: non se ne accorse nessuno. Diversi anni dopo, il governo di M atte o Renzi varò il bonus degli 80 euro, stanziando 10 miliardi: anche in quel caso l’effetto sulla crescita fu non percepibile per l’e c o n om i a rea l e. A maggior ragione c’è da ritenere che una riduzione fiscale di appena 8 miliardi, anche stavolta, si rivelerà ininfluente. Ed è semplicemente incredibile che, su una manovra che complessivamente avrà una «cubatura» di 23-25 miliardi, solo un terzo venga destinato ai tagli fiscali. La prima battaglia dei parlamentari dovrebbe essere proprio questa, nell’esame del disegno di legge di bilancio: mobilitarsi per far decrescere le spese assistenziali e aumentare la quota di riduzioni fiscali. Ma non finisce qui. Torniamo al famigerato articolo 19, quello che a questo punto stanzia circa 10 miliardi l’anno per otto anni per il sussidio grillino. Nell’ultimo anno considerato, il 2029, si usa l’espressio - ne «a decorrere dal»: «a decorrere dall’anno 2029». Il che pone le basi per perpetuare il sussidio da qui all’eternità: quindi, con la scusa della copertura europea, rischiamo di incatenare perennemente l’e c o n omia italiana a una spesa enorme quanto inefficace. E il paradosso è che il partito uscito più debole da tutte le ultime prove elettorali (a partire dalle Europee del 2019, e arrivando alle Amministrative di poche settimane fa), cioè il Movimento 5 stelle di G iu s e p p e C o nte, rischia di essere il vincitore morale della partita della manovra. Sì, certo, il governo porrà enfasi sui maggiori controlli promessi rispetto ai percettori abusivi del reddito oltre che sul «decalage» dopo il rifiuto della prima eventuale offerta di lavoro: ma la sostanza è indiscutibile, e cioè che la bandiera grillina resterà intatta. Anzi, verrà addirittura proiettata indefinitamente nel f utu ro. Da segnalare infine (ma questo era ovviamente scontato) la conferma e il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali esistenti, a partire dalla Cig.


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