STUPIDA RAZZA

martedì 26 ottobre 2021

Siamo alla distopia Chi cita dati ufficiali sui morti di Covid è un nemico pubblico

 

 Ce la stanno mettendo tutta per farci precipitare in una distopia. Siamo arrivati al punto in cui nemmeno i dati ufficiali che più ufficiali non si può - cioè quelli forniti dall’Istituto superiore di sanità - possono essere citati. L’a l tro giorno, il direttore del Te m - p o, Franco Bechis, è andato a leggersi l’aggiornamento del report dell’Iss sulla mortalità da Covid, e ha saggiamente deciso di analizzarlo in un articolo. «Secondo il campione statistico di cartelle cliniche raccolte dall’istituto», ha scritto, «solo il 2,9% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al Covid-19. Quindi dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti alla potenza del virus in sé. […] Addirittura il 67,7% avrebbe avuto insieme più di tre malattie contemporanee, e il 18% almeno due insieme». Insomma, il noto collega si è limitato a riportare i dati contenuti in un rapporto ufficiale, e ne ha approfittato per avanzare garbatamente alcuni dubbi. Tutte perplessità estremamente condivisibili, che il nostro giornale ha più volte elencato. Nessuno, infatti, nega che il Covid sia pericoloso e possa anche uccidere. Ma che sul conteggio dei morti qualcosa non torni lo abbiamo notato fin dall’inizio della pandemia, quando praticamente chiunque morisse in ospedale veniva registrato come «deceduto da Covid», anche in presenza di altre patologie. Ovviamente, l’Iss e le numerose virostar che affollano le televisioni non si sono preoccupate di fornire analisi più dettagliate: no, hanno preferito negare l’evidenza e passare all’at - tacco, al solito supportate dall’intero sistema politicom e d i at ic o. Non appena l’articolo di B e ch i s ha cominciato a circolare in rete, sono arrivati gli assalti. Tra i più duri quello di Matteo Bassetti. Il professore, onestamente, ha ammesso di essere stato «uno di quelli che hanno sempre detto che i numeri dei morti per Covid-19 in Italia, soprattutto nel primo periodo, andavano rivisti e analizzati». Ciò non gli ha impedito di dichiarare quanto segue: «Mi vergogno di vivere in un Paese in cui c’è qualcuno che guarda quel report dicendo che su 130.000 morti solo 3.000 sono morti per Covid. Fate tacere questi terrapiattisti e negazionisti. Non se ne può più dei loro discorsi. Generano odio, confondono la gente, mistificano la realtà e non portano da nessuna parte». Capito? Uno cita i dati ufficiali, mette sul tavolo questioni rilevanti sul conteggio dei morti che lo stesso B a s s etti - quando le circostanze politiche erano diverse - non esitava ad affrontare, e per questo viene trattato come un pericoloso sabotato re. Giova ricordare che Fra n - co Bechisha perso la madre a causa del Covid. Non solo: ha anche detto che avrebbe volentieri malmenato il medico della sua povera mamma, che le aveva consigliato di aspettare a vaccinarsi. Con quale coraggio si può accusare B e ch i s di essere un terrapiattista negazionista che alimenta l’odio? Viene da chiedersi se chi fa queste dichiarazioni non provi, almeno ogni tanto, un filo di vergog n a . A quanto pare, però, l’ideologia prevale su tutto, anche sull’umana pietà. Quotidiani online e siti «anti bufale» si sono buttati a pesce sulla vicenda, e hanno tentato in maniera grottesca di arrampicarsi sugli specchi per smentire ciò che non è smentibile. I vari furbastri le provano tutte: prima dicono che i dati dell’Iss erano già noti, poi spiegano che vanno «interpretati» e non lasciati nelle mani dei comuni cittadini (che per definizione sono imbecilli). Infine, arrivano a dire che chi si permette di citare i dati dell’Iss è un cattivo maestro. La versione dominante è ben riassunta da ciò che ha scritto su Twitter il giornalista G iova n n i R o d r iq uez . Costui ha pubblicato una foto della manifestazione anti green pass di Milano aggiungendo un salace commento: «A Milano inviato del Tg 3 messo in mezzo da un gruppo di invasati […]. Ecco i danni di B e ch i s , Borgo n ovo ePo r ro ». Meraviglioso: secondo i cantori del regime sanitario, citare i dati ufficiali - che nessuno, lo ripetiamo, ha potuto smentire, nemmeno l’ululante Lici a R o n zu l l i - significa «causare danni». Proprio come nelle più trite distopie: la verità è un problema. Gli insulti a chi riporta notizie vanno di pari passo con la criminalizzazione delle piazze, perfettamente illustrata da La Stampa di ieri, che nella stessa pagina raccontava con toni da film horror le manifestazioni di Milano e Trieste. La prima era presentata così: «Ex Br protesta assieme ai neonazisti, il caos di Milano unisce gli estremi». Quanto al capoluogo giuliano ecco la sintesi: «Trieste, il ricatto della piazza al governo». Nella realtà accade questo: normali cittadini vanno in piazza per esercitare il loro diritto alla protesta. Alcuni sono vaccinati, altri - che, di nuovo, esercitano un diritto costituzionale - non lo sono. Poi ci sono alcune minoranze di esagitati che, se commettono reati, vengono arrestate (quando non le si accompagna ad assaltare la Cgil). Tutto ciò, nella versione fornita dai principali media, diventa: «Nazi-brigatisti ricattano il governo aizzati da cattivi maestri». A nessuno sembra importare dei morti causati dalla mala gestione dell’emergenza, a nessuno interessa scoprire perché - e come e dove - la gente muore, magari al fine di salvare qualche vita in più. No: sono tutti troppo impegnati a escogitare lockdown ad personam, a spargere il terrore, a demonizzare chi cerca le cure e chi dissente. Perché sragionano così? Chissà: forse è la patologia pregressa del servilismo.

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