STUPIDA RAZZA

giovedì 28 ottobre 2021

Una manna qui, una zavorra a Londra Il «Corriere» va in tilt sul green pass

 

Fino all’a ltro ieri la Gran Bretagna era sull’orlo del disastro, schiacciata da un’ondata di contagi che rischiava di travolgerla e per questo si apprestava a introdurre un green pass se non uguale a quello italiano, per lo meno molto simile al nostro. Questo è ciò che ci hanno raccontato e descritto stampa e tv nazionali. Ieri però, improvvisamente è arrivato il contrordine compagni: Londra non si «prepara a introdurre pass vaccinali e mascherine al chiuso», come solo pochi giorni fa veniva annunciato. Mi scuso dunque con i lettori se anche oggi li sottopongono alla classica rassegna stampa. Per smentire ciò che viene fatto circolare in Italia, ieri ho usato le principali testate inglesi. Ora, per dimostrare quanto sono  contraddittorie le notizie che vengono propinate all’opinione pubblica, mi limito a citare il Corriere della Sera. Appena una settimana fa, il principale quotidiano nazionale annunciava per la penna del suo corrispondente il «ritorno della paura» (testuale). «Rischiamo 100.000 casi», titolava l’edizione online. E la redazione aggiungeva che il governo si preparava a introdurre il piano B, che non è il piano Boris, dal nome del primo ministro di sua maestà, ma la versione Brexit dalla pandemia, ossia una specie di uscita d’e m e rge n - za. Secondo il C o r rie re, ciò avrebbe comportato il ritorno all’obbligo di indossare le mascherine in luoghi chiusi (tra cui trasporti pubblici e negozi), oltre all’i ntro du z io - ne di un passaporto vaccinale per accedere a discoteche e locali affollati, ma anche all’aperto nel caso si fosse superato un certo numero di persone. Insomma, secondo il giornale di via Solferino, dopo aver a lungo resistito, anche il Regno Unito avrebbe deciso di prendere esempio dal nostro Paese, ritornando come una pecorella smarrita sui propri passi. Peccato che passati pochi giorni, a fare dietrofront non è stato Boris Joh n s o n , ma proprio il Corriere della Sera, che ieri ai propri lettori ha spiegato perché la Gran Bretagna non avrebbe introdotto il green pass, nonostante (ovviamente, secondo la gloriosa testata milanese) ce ne sarebbe bisogno. Questione di soldi, please. Cioè, sebbene un giro di vite sia auspicabile da via Solferino, il primo ministro britannico è recalcitrante in quanto costringere le persone a mostrare il lasciapassare verde e indossare le mascherine costerebbe troppo. Sì, gli esperti del quotidiano hanno fatto i conti, scoprendo che le misure di protezione contro il Covid, alla fine comporterebbero spese o mancati introiti per 18 miliardi di sterline, pari all’incirca a 21 miliardi di euro. In pratica, si tratterebbe di una bieca questione economica e a causa di ciò si metterebbe a repentaglio la salute di decine di migliaia di cittadini, inglesi e non. Peccato che l’analisi spiattellata sulle pagine della principale testata italiana cozzi con almeno un paio di dati di fatto. Il primo è il più facilmente verificabile e riguarda i numeri dei contagi. Mentre fino a una settimana fa i positivi al Covid suscitavano allarme, con il passare dei giorni le preoccupazioni sono state ridimensionate. Cioè, senza aver fatto niente, senza aver introdotto mascherine, divieti, green pass o red alert, i malati e i ricoveri in ospedale vengono ritenuti sotto controllo al punto che, come ricordavamo ieri nella nostra rassegna stampa vista da Londra, i giornali britannici non paiono particolarmente attenti alle curve epidemiologiche. Se una settimana fa si registravano decine di migliaia di positivi al virus, ma senza tuttavia che tutti questi si tramutassero in degenti in ospedale, ora i numeri restano sempre alti, ma non tali da indurre a ricorrere a piani B o C. Secondo dato di fatto. In Italia si spiega ogni giorno che il green pass è indispensabile per far ripartire l’economia, perché senza certificato verde le autorità sarebbero costrette a chiudere tutto o quasi e questo bloccherebbe la ripresa. Bene. Nel caso inglese si spiega esattamente il contrario. Secondo il C o r rie re, Joh n s o n non fa indossare la museruola ai concittadini e non li costringe a dotarsi di un passaporto vaccinale perché costerebbe. Non pagare le mascherine e nemmeno stampare i green pass, ma le chiusure. Il colpo maggiore sarebbe assestato dallo smart working, – s c r ive il C o r rie re – «e anche il green pass avrebbe un alto impatto su l l ’economia». Come pure un bambino delle elementari può comprendere, delle due l’una: o il certificato verde è una manna perché consente alle attività di riaprire in sicurezza o è una zeppa per aziende e ristoranti. Tertium non datur. Ah, dimenticavo: a via Solferino hanno anche calcolato quanto costerebbe controllare i lasciapassare verdi durante un concerto e l’a g g ra - vio di spese per assumere steward che allo stadio verifichino il passaporto vaccinale dei tifosi. Chissà perché i solerti cronisti del quotidiano milanese non fanno lo stesso....

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