STUPIDA RAZZA

lunedì 25 ottobre 2021

L’Austria segregherà chi non è vaccinato È ora che ci spieghino che vuol fare l’Italia

 

Di questi tempi, essere buoni profeti - purtroppo - non è difficile: è sufficiente prevedere il peggio, e si hanno ottime probabilità di azzeccare il pronostico. E così La Verità aveva visto giusto quando, nelle scorse settimane, si era chiesta quale sarebbe stato il primo Paese a vincere la corsa illiberale e autoritaria stringendo ancora il cerchio intorno ai non vaccinati, minoranza ormai destinata a divenire il capro espiatorio dell’i nto lleranza collettiva e dell’o ssessione biosecuritaria. La non gloriosa gara sembra essere stata vinta dall’Austria: in base a una riunione in videoconferenza tenuta dal governo nella nottata di venerdì, sembra acquisito che, se fosse superata la soglia del 30% di occupazione delle terapie intensive (il 30% corrisponde ad appena 600 posti, si apprende, e oggi ne sono occupati circa 220), scatterà un lockdown mirato e riservato ai soli non vaccinati (esclusi i guariti), trattati ufficialmente alla stregua di untori. Senza alcuna base scientifica, sembra dunque passare l’equazione tra il non essere vaccinato e l’e s s e re malato o addirittura contagioso. Esattamente il contrario della logica (benigna) di una vaccinazione consapevole: mi vaccino per sperare di ridurre le mie probabilità, in caso di contagio, di finire in terapia intensiva. No, qui si rovescia il meccanismo: se non sei vaccinato, sei da considerare automaticamente pericoloso. E infatti, con piglio da integralista religioso, il cancelliere Alexander Schallenberg ha l a n c i ato una specie di fatwa: «Stiamo per imbatterci nella pandemia di chi non è protetto», aggiungendo l’auspicio che questo preannuncio spinga alla vaccinazione gli «esitanti e ritardatari». Al superamento dell’asticella indicata, si entrerebbe nella «fase 5» ipotizzata dal governo austriaco, con restrizione della libertà di movimento dei non inoculati, mentre - appena attenuando la minaccia - il ministro della Sanità, Wo lfgang Mueckstein, ha aggiunto che per ora si è nella «fase 1», e quindi «stiamo parlando del futuro». Fino a qualche settimana fa, davanti alle rigidità anti immigrazione dell’ex cancelliere Sebastian Kurz ( c ostretto alle dimissioni dopo essere stato travolto da una vicenda di presunta corruzione e abuso d’ufficio), i mainstream media italiani tendevano periodicamente a innalzare un coro compatto anti Austria. Ma ora c’è da immaginare che Vienna diventerà un riferimento obbligato per i commentatori filo-restrizioni. E qui da noi cosa c’è da attendersi? Il direttore Maurizio Belpietro, nell’edizione di ieri della Ve rità , rimarcava le contraddizioni nel governo e tra gli stessi consulenti dell’e s e c ut ivo, alcuni ottimisti, altri inesorabilmente prigionieri della logica del terrore. Risultato: nei giorni pari, i cittadini italiani sono elogiati dall’esecutivo per la loro adesione alla campagna vaccinale; nei giorni dispari, vengono nuovamente terrorizzati, mentre già dal 15 ottobre siamo ufficialmente l’u n ic o Paese occidentale a legare il diritto al lavoro al possesso di una tessera. Intanto, è Matteo Renzi a suonare la carica, plaudendo alla distopia viennese: «Sono d’ac - cordo», anzi, «secondo me serve la terza dose», ci informa l’esperto. Gli fa eco Giovanni Toti: se le cose peggiorano anche qui, facciamo come l’Au s tr i a . Per prepararci al peggio, va ricordato che le attuali regole ossessive e draconiane sono state imposte in Italia nel momento in cui morti, terapie intensive, ricoveri ordinari, e perfino i semplici contagi, erano ai livelli più bassi. Eppure, l’isteria portò alle norme che conosciamo. Cosa potrà accadere nel caso in cui le curve dovessero riprendere a salire? Ad un’analisi fredda e razionale, e fermo restando che è probabile (come per ogni virus) la creazione di nuove varianti più o meno aggressive, esistono almeno quattro incognite. La prima ha a che fare con quanto sarà freddo l’inverno, e quanto grande sarà dunque la propensione a trascorrere tutta la giornata in spazi chiusi: il che è il principale fattore potenziale di contagio. La seconda riguarda i tempi, la virulenza e le caratteristiche dell’i n flue nza stagionale: come sarà ques t’anno? Creerà problemi significativi, da sommare alle infezioni da Covid, oppure avremo una stagione relativamente tranquilla? La terza incognita riguarda gli anziani, i soggetti più fragili e quindi la terza dose: si sceglierà una linea di somministrazione generalizzata oppure - con saggezza - si esaminerà la condizione immunitaria di ciascuno, a partire dalla situazione degli anticorpi? La quarta e ultima incognita riguarda i bambini. I dati offerti da Pfizer alla Fda parlano di un’efficacia del vaccino superiore al 90% nel prevenire la malattia. Ma a chi esulta per questi numeri, va contrapposta la saggia e cauta osservazione del direttore di Atla n tico, Federico Punzi, che ha fatto osservare che i test hanno riguardato solo 2.268 bimbi, «più o meno il campione di un sondaggio di opinione», ha chiosato Pu n z i , aggiungendo: «Avete idea delle reazioni avverse non note che si rischiano quando il campione diventa di 100 o 1.000 volte superiore? E su bambini di 5 anni quale sarebbe il rapporto rischi-benefici?». Si tratta di domande che andrebbero affrontate, e non eluse in nome del solito unanimismo emerge n z i a l e. Ultima considerazione. Già oggi, a regole esistenti, basta poco affinché una regione passi in zona gialla: 10% dei posti di terapia intensiva, 15% di quelli nei reparti ordinari, più un’i ncidenza di nuovi casi settimanali superiore a 50 ogni 100.000 abitanti. Prepariamoci.

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