STUPIDA RAZZA

domenica 24 ottobre 2021

Il certificato ci costringe a scegliere tra la necessità e i nostri principi

 

Martedì 19 ot-
tobre, per poter
a c c e d e r e a g l i
studi televisivi
dove registro un
mio programma,
ho dovuto sottopormi a un
tampone. Il motivo è noto a
tutti: un governo tirannico e
o p p r e s s i v o , c h e s c a t e n a
idranti e lacrimogeni contro
pacifici cittadini che manife-
stano pubblicamente il loro
dissenso, ha emanato una leg-
ge ingiusta e infame che impo-
ne una certificazione sanita-
ria come requisito per godere
del diritto costituzionale al la-
voro. Siccome io non sono vac-
cinato né mai mi vaccinerò (ci
tengo alla pelle), la mia unica
opzione, se volevo lavorare,
era il tampone. Non è stata
una decisione facile e, sebbe-
ne non sia né interessante né
opportuno dilungarsi qui sul-
le specifiche considerazioni
di carattere personale che
lhanno determinata, credo
sia invece interessante e op-
portuno portare alla luce i pa-
rametri e fattori generali che
inquadrano ogni decisione del
ge n e re.
In un articolo precedente
avevo spiegato che nella no-
stra tradizione esistono due
tipi di teorie etiche: teleologi-
co e deontologico. Il primo
identifica un fine ultimo e, in
ogni circostanza, definisce
giusta lazione che, meglio di
ogni altra opzione disponibi-
le, ci permette di approssima-
re il fine; letica teleologica di
gran lunga più popolare oggi è
lutilitarismo, per cui il fine
ultimo è il miglior saldo possi-
bile fra piacere e dolore per
tutti gli esseri senzienti. Il se-
condo stabilisce invece norme
di comportamento e chiede,
in ogni circostanza, di appli-
care la relativa norma. Io, ave-
vo detto, non sono un utilitari-
sta e in generale non ho uneti -
ca teleologica; per me conta
fare la cosa giusta, quali che ne
siano le conseguenze. Nel caso
in questione, dunque, sem-
brerebbe che la decisione sia
semplice: obbedire a una leg-
ge ingiusta è a sua volta un atto
ingiusto, quindi non si obbe-
disce, punto e basta. Purtrop-
po però non è così semplice;
vediamo perché.
Nella tragedia An tig o n e , di
S o fo cl e, la protagonista è in
gravi ambasce. Il fratello Poli-
nice si è mosso in armi contro
la loro città di Tebe, governata
dal laltro fratello Eteocle.
Eteocle e Polinice si sono ucci-
si a vicenda e il nuovo re di
Tebe, Creonte, ha decretato
che il cadavere di Polinice ri-
manga insepolto fuori dalle
mura, preda delle intemperie
e degli animali. Dunque Anti-
gone è stretta fra le leggi della
città, che le impongono di non
seppellire un traditore della
patria, e le leggi della famiglia
e dei morti, che le impongono
di seppellire il fratello. Non
può obbedire alle une senza
violare le altre; qualunque atto
compia, sarà uningi ustiz ia.
Avevo parlato di applicare la
relativa norma, ma qui le nor-
me relative alla sua situazione
sono più duna, e sono in con-
f l i tto.
In etica, questa situazione
viene denominata un dilem-
ma morale. I filosofi greci non
sembrano prestare molta at-
tenzione al tema, ma i poeti
tragici come S o fo cl e ne danno
spesso vivide rappresentazio-
ni. NellI f ig en ia in Aul id e di
Euri pide, Agamennone, co-
mandante supremo della spe-
dizione greca contro Troia, è
bloccato con tutta la flotta sul-
le coste della Beozia da una
calma piatta: non spira un ali-
to di vento, le navi non si muo-
vono. Interrogato in proposi-
to, lindovino Calcante infor-
ma che la dea Artemide è irri-
tata contro i greci e farà pace
con loro solo se le verrà sacri-
ficata la figlia Ifigenia di Aga-
mennone. Il quale si trova
dunque in un dilemma, fra i
suoi doveri di re e di padre: se
rifiuta il sacrificio, la spedizio-
ne va in malora (e ci sono più di
mille navi pronte a partire); se
lo accetta, tradisce sua figlia.
Nella modernità, i dilemmi
imperversano. Simile a quello
di Agamennone è il dramma
descritto nel romanzo di Wil -
liam Styron (e film diretto da
Alan J. Pakula) La sc elta di So-
p h ie. Sophie è una donna po-
lacca che, mentre sta per en-
trare (come internata) ad Au-
schwitz accompagnata dai
due figli (un maschio e una
femmina), si vede imposta da
un sadico ufficiale nazista una
atroce scelta fra i due bambi-
ni: quello che sceglierà sarà
temporaneamente salvo; lal -
tro (o altra) sarà subito ucciso;
se rifiuta di scegliere, saranno
subito uccisi entrambi. La
norma che chiede a ogni geni-
tore di proteggere i figli, già
presente nel caso di Agamen-
none, entra qui in contraddi-
zione con sé stessa: Sophie
non può rispettarla senza an-
che tradirla. E quella scelta la
tormenterà per tutta la vita,
fino al suicidio.
Jean-Paul Sartre, in Lesi -
ste n z ial i s m o è un u m a n i s m o,
parla di un suo studente che
deve decidere se unirsi alla
Resistenza o continuare ad as-
sistere la madre. È un chiaro
dilemma e ci fa riflettere sul
fatto che le scelte ammirevoli
dei partigiani non erano però
semplici, e anzi erano più am-
mirevoli proprio perché non
erano semplici: perché per as-
solvere il proprio obbligo nei
confronti della libertà e digni-
tà del loro Paese dovevano
spesso rinunciare ad assolve-
re altri obblighi ugualmente
va l id i .
Chi è chiuso in un dilemma
è costretto a scegliere un ma-
le. Spera che sia il male mino-
re ma, anche se avesse ragio-
ne, un male per essere minore
non diventa un bene e bisogna
comunque farsene carico, as-
sumersene la responsabilità.
Per mantenere aperto il mio
spazio di comunicazione con
migliaia di persone e offrire
loro strumenti per affrontare
lorrore che stiamo vivendo io
ho scelto il male di obbedire a
una legge ingiusta. Voglia il fa-
to (non dico «dio» perché non
ne ho uno) che sia davvero il
male minore. Ma, comunque
vada, per me un governo che
mette i suoi cittadini davanti a
scelte simili vale quanto luffi -
ciale nazista di La sc elta di So-
p h ie, o gli altri nazisti (e fasci-
sti) contro cui si armavano i
pa rt i g i a n i .

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