Il green pass comincia sempre più sinistramente ad assomigliare all’Ue vista dagli eurolirici più dogmatici: « L’Europa non funziona? E allora datecene di più». Allo stesso modo, quanto più si palesa l’inefficacia del lasciapassare imposto agli italiani dal 15 ottobre scorso perfino per lavorare, tanto più i pasdaran di governo si affannano a immaginare u n’estensione abnorme dei tempi di applicazione della m i su ra . La notizia di ieri è infatti quella delle insistite indiscrezioni volte ad accreditare un prolungamento della disciplina vigente fino al marzo del 2022, o addirittura - secondo alcune versione - fino all’e s tate prossima. Un surreale «fine pena mai» imposto agli italiani senza alcuna base scientifica. E soprattutto senza alcun risultato tangibile. Infatti, a fronte dell ’andam ento dei contagi inevitabilmente destinato a risalire con i primi freddi e con l’avvicin arsi della stagione invernale, c’è anche da registrare il calo inesorabile delle prime dosi somministrate. Altro che «spinta gentile», «nudge», «persuasione dolce»: i contrari al vaccino restano tali, e lo zoccolo duro dei dissenzienti appare non più comprimibile. Questa minoranza deve sottoporsi al sacrificio (e al costo) dei tamponi a raffica, ma a quanto pare non intende vaccinarsi: in poco tempo, infatti, dalle 70mila prime dosi si è scesi al record negativo delle 20mila nuove vac c i n a z io n i . Nonostante questa evidenza, Francesco Paolo Figliuolo insiste, e sembra adattarsi a un evergreen della linea di Roberto Spera n za: alzare continuamente l’asticella, allontanare ogni giorno il traguardo, con l’oggettiva conseguenza di rendere sempre meno raggiungibile una soglia che liberi gli italiani dalle restrizioni. Ecco l’e l o que nte dichiarazione di ieri del generale: «La campagna vaccinale sta continuando, il nostro obiettivo è sfondare la quota dell86% e andare al 90%». C’è però un inconveniente che pare sfuggire ai legionari della carta verde: se il passo delle nuove vaccinazioni è così lento, il rischio è quello di non uscire mai dal tunnel emergenzale. Da più parti si era infatti ipotizzato un ritmo ben più che doppio (almeno 50.000 somministrazioni al giorno) rispetto alla stanca andatura degli ultimi giorni. Così facendo, servirebbero almeno cinque mesi per arrivare al fatidico 90%. E allora? Due scenari sono stati ipotizzati ieri dall’Huf f i ngton Post. Il primo è - come si anticipava all’inizio - il prolungamento dell’obb l igo del green pass fino a marzo prossimo (quando, a questi ritmi da moviola, si potrebbe raggiungere il 90%). La seconda ipotesi è l’imposizione di un obbligo vaccinale per alcune categorie di attività caratterizzate dal contatto diretto con il pubblico. Scenario avvalorato da Andrea Cos ta , sottosegretario alla Salute, con la formula standard: «Valuteremo in base ai dati». Ora, se la prima ipotesi è surreale perché allunga l’ambito temporale di applicazione di uno strumento inefficace, la seconda sarebbe un’ennesima sgrammaticatura in termini costituzionali. Il governo e il Parlamento, incapaci di prendere di petto con un sì o con un no il tema dell’ob - bligo vaccinale generalizzato (assumendosene le responsabilità), continuerebbero sulla via della discriminazione: alcuni sì e altri no, on tutto il carico di arbitrarietà che distinzioni simili inevitabilmente comp o rta n o. La realtà è che lo stesso governo è diviso: sia i politici sia i loro consulenti sembrano impegnati in un remake di Prova d’o rc h est ra di Federico Fellini, e trasmettono ogni giorno una sensazione di caos, confusione, cacofonia, praticamente su tutto, dalla terza dose al green pass. E quasi nessuno - tra loro - si sofferma sugli elementi di banale ragionevolezza che invece dovrebbero indurre alla prudenza. Sul versante del pass, esaminando la deludentissima performance offerta dalla certificazione; sul versante delle terze dosi, considerando in modo adeguato il differente stato anticorpale e immunologico di ciascuno (perché trattare allo stesso modo una persona con difese altissime, rispetto a un’altra che si trovi in condizioni oppos te? ) . La realtà è che il governo si è incartato, e sembra prigioniero del vicolo cieco in cui si è volontariamente infilato. Succede quando si confondono fini e mezzi, quando si trasforma uno strumento in un dogma inattaccabile. La strada maestra l’ha indicata M aurizio Belpietro sulla Verità di ieri: offrire la terza dose a chi vorrà farne tesoro, e farla finita con restrizioni e green pass, incamminandoci di nuovo verso la normalità. Ma occorrerebbe il coraggio, dal punto di vista d el l ’esecutivo, di fare un bagno di realismo e di tornare sui propri passi.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento