STUPIDA RAZZA

sabato 23 ottobre 2021

Giorgetti l’atlantista vola negli Usa e incontra gli avversari di The Donald

 

Rafforzare i rapporti transatlantici. È all’insegna di questo obiettivo che è iniziato ieri il tour statunitense di Gi a ncarlo Giorgetti. Un viaggio della durata totale di tre giorni, in cui il titolare del Mise avrà modo di avere incontri con varie figure del mondo politico e istituzionale d’Oltreatlantico. Nella giornata di ieri, il ministro leghista si è recato in visita ai laboratori di Moderna e all’Harvard Business School, dove ha parlato di competizione globale e innovazione. In serata, ha poi incontrato il governatore del Massachusetts, Charlie Bake r. Oggi, secondo quanto riferito da Agenzia Nova, G io r - getti dovrebbe invece vedere due esponenti dell’amministrazione Biden, come il segretario al Commercio Gina Rai mondo, e l’am minis tratrice dell’Agenzia per le piccole imprese, Isabel Guzman. Inoltre, il ministro incontrerà i membri del Consiglio economico nazionale degli Stati Uniti, per poi visitare lo stabilimento della Lockheed Martin. Durante l’ultimo giorno, è infine prevista una visita al cimitero di Arlington e un incontro con l’ambasciatrice italiana negli Stati Uniti, Mariangela Zappi a , oltre alla partecipazione alla serata di gala della National Italian American Found at io n . A livello generale, lo abbiamo detto, tale tour ha come obiettivo principale quello di consolidare i rapporti tra Roma e Washington. Un elemento, questo, che ha da sempre contraddistinto l’esecutivo di Mario Draghi e che rappresenta non a caso il fattore di maggiore discontinuità rispetto alla linea significativamente filocinese che fu del governo giallorosso. In questo quadro, Gio rgetti rappresenta - insieme allo stesso premier e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini - uno dei profili più graniticamente atlantisti dell’attu a - le esecutivo: un atlantismo che il titolare del Mise ha più volte dimostrato in questi mesi, contrastando i tentativi di influenza cinese soprattutto nel delicato settore delle telecomunicazioni. Insomma, in termini geopolitici l’obiettivo di questo viaggio è chiaro. Alcune speculazioni riguardano semmai le presunte manovre politiche che il ministro starebbe approntando oltreatlantico. Certi ambienti lasciano infatti intendere che, con questo viaggio, G io rgetti s ta - rebbe cercando di trovare margini di maggiore avvicinamento al Partito democratico americano, oltre che ai settori anti trumpisti dell’universo repubblicano. Risulterebbero funzionali a tal fine non solo gli incontri con la Raimondo e la Gu z m a n , ma anche, se non soprattutto, quello con B a ke r. Il governatore del Massachusetts appartiene infatti all’ala liberal del Partito repubblicano ed è noto per essere un aspro critico di Donald Trump: negli scorsi anni, B a ke r ha infatti attaccato l’allora presidente statunitense su vari fronti (dalle politiche ambientali all ’aborto, passando per l’immigrazione). Tutto questo, mentre - nel settembre del 2019 - si disse addirittura favorevole all’inchiesta per impeachment contro di lui. Ora, se l’i nte rp reta zion e «politica» del viaggio statunitense di G io rgetti fo s s e fondata, si registrerebbero dei rischi impliciti. Innanzitutto il Partito democratico americano sta attraversando oggi una fase di profondissima spaccatura interna su un imprecisato numero di questioni (dall’immigrazione all’economia): una spaccatura che non è affatto di buon auspicio in vista delle elezioni di metà mandato che si terranno il prossimo anno. Dovessero i dem perdere anche soltanto una camera, l’a ge n - da di Joe Biden, già oggi impantanata, rischierebbe il tracollo definitivo, gettando un turbine di incognite sulle prossime elezioni presidenziali. In secondo luogo, l’e s ta - blishment dell’Asinello intrattiene già storici legami con il Pd, ragion per cui la Lega ai suoi occhi rischierebbe perennemente di rivelarsi come figlia di un dio minore. In terzo luogo, è pur vero che B a ke r nel suo Stato fosse un tempo popolare. Ma è altrettanto vero che, secondo quanto recentemente riferito da Po l itic o, sia al momento in significativo calo nei consensi. Non va d’altronde trascurato che, ad oggi, la fazione anti trumpista sia fortemente minoritaria in seno al Partito repubblicano a livello nazionale. Quello stesso Partito repubblicano che, nonostante i tentativi di ridurlo a una macchietta da parte di qualcuno, trova il suo cuore pulsante in una serie di valori affini a quelli del Carroccio (dalla riduzione delle tasse al contrasto alla Cina, passando per l’immigrazione clandestina e i temi eticamente s e n s i bi l i ) . G io rgetti è uomo troppo accorto e navigato per non rendersi conto di simili rischi. È quindi in questo senso che saprà probabilmente trovare il giusto equilibrio tra la dimensione politica e quella istituzionale, sapendo distinguere adeguatamente i campi e magari evitando quelle dirompenti svolte internazionali che qualcuno tende ad attribuirgli. Del resto, anche prima di diventare ministro, Giorgetti ha sempre (giustamente) sostenuto che la collocazione dell’Ita l i a debba essere atlantica, a prescindere dal colore politico del presidente americano in carica. In tal senso, il titolare del Mise non è il tipo da confondere facilmente le esigenze della Realpolitik con i rapporti internazionali tra partiti. Perché, forse, adombrare l’ipotesi di fughe in avanti filo democratiche serve soltanto a chi cerca di seminare (un po’ strum entalme nte) zizzania all’interno della Lega .

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