STUPIDA RAZZA

mercoledì 6 ottobre 2021

Intanto l’Eliseo spinge sul nucleare Ci venderà pure le sue tecnologie

 

I supporter della transizione energetica e di Greta Thunberg omettono un dettaglio. Fra 35 anni servirà al globo il doppio dell’e n e rg i a . Intanto, la Francia rompe il fronte Ue innalzando la bandiera del nucleare: «Con l’atomo si fa la vera decarbonizzazione». L’Italia si astiene. Così rischierà pure di dipendere da Parigi.
I vertici di Bruxelles e gran parte dei capi di Stato si dicono d’accordo nel definire l’on d ata inflattiva un fenomeno temporaneo. L’ha detto anche il numero uno di Bankitalia, Ignazio Visco, mentre ieri a dirsi tranquillo è stato Paol o G e nti l o n i , commissario Ue all’Economia. «Un’inflazione al 3,4% va monitorata», ha spiegato aggiungendo che comunque con l’arrivo del 2022 il trend dovrebbe attutirsi e che si lavora a una strategia di acquisti comuni di gas in modo da calmierare i prezzi per il trimestre appena iniziato. Se dalle parole traspare lità, i fatti dimostrano l’ecce - zionalità del momento. I ministri finanziari si sono riuniti in Lussemburgo per il consueto Eurogruppo. Non era però mai accaduto che si occupassero di energia e di materie prime. Nelle ultime ore grandi gruppi energetici come Iberdrola e la francese Edf sono usciti allo scoperto facendo notare che la situazione attuale mina i progetti di transizione ecologica. Vista la connessione con i rispettivi governi non potevano dire il contrario. Cioè che l’effetto congiunto di transizione e colli di bottiglia nella filiera logistica crea la bolla perfetta che a sua volta rende molto difficile l’at - tuale schema di transizione ecologica. Esattamente quello previsto e preventivato da Bruxelles. Francia, Spagna e Italia hanno ribadito l’impor - tanza di definire gruppi di acquisto congiunti e, al tempo stesso, di spacchettare l’anda - mento del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica. Oggi, nella seconda riunione dell’Eurogruppo, interverrà anche la presidente della Commissione Ursula von der L eye n per raccogliere le impressioni degli altri Paesi membri e sintetizzare una proposta entro fine ottobre. Peccato che nel frattempo trascorrano le settimane e le altre grandi nazioni non stiano con le mani in mano. Il riferimento non è solo alla Cina che dimostra la sua spregiudicatezza nel maneggiare i trend e le risorse di materie prime. Ma anche Francia e Germania stanno reagendo. Olaf Scholz, sebbene ancora lontano dal chiudere alleanze interne e quindi dal realizzare la possibile partnership con i Verdi, ha aperto uno spiraglio di discussione a favore di maggiore flessibilità nella transizione. Mentre chi ha sterzato potentemente è stata la Francia che per bocca del ministro Bruno Le Maire ha spiegato che il nucleare è la chiave per la vera decarbonizzazione. «È questo il cuore del modello francese», ha detto, «Voglio insistere sul fatto che ci sono gli impianti nucleari che forniscono elettricità senza emettere CO2. Se vogliamo avere successo nella lotta al cambiamento climatico ci serve la produzione nucleare, ci servono impianti nucleari e dobbiamo investire di più nell’energia dell’atomo». Un ragionamento di buon senso e di efficacia. Doppiamente utile ai francesi perché in questo momento godono della tecnologia più avanzata e se passasse lo schema noi ci troveremmo a comprare gigawatt nel breve termine, e se qualcosa cambiasse pure tecnologia. Va infatti segnalato il fatto che il governo su questo tema resta ostaggio dei 5 stelle e di Giuseppe Conte. Ciò che conta invece per il nostro Paese è chiudere il cerchio e avviare una filiera produttiva con la consapevolezza che la transizione ecologica si fa solo con il giusto mix tra rinnovabili, idrogeno e nucleare. Lo scorso 9 settembre l’Eni ha annunciato un importante passo avanti. «La fusione a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione,in quanto potrà consentire all’umanità di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile e senza alcuna emissione di gas serra, cambiando per sempre il paradigma della generazione di energia», ha spiegato l’ad Claudio Descalzi, aggiungendo che «contribuirà a una svolta epocale nella direzione del progresso umano e della qualità della vita». Il ministro Roberto Cingolani, nei giorni immediatamente precedenti all’annuncio di Eni, ha fatto due dichiarazioni di buon senso nella stessa direzione ed è stato mangiato vivo dai fautori dell’Europa a tutti i costi. Ha invitato il governo e pure gli stakeholder a ragionare su una transizione più moderata se non si vuole sacrificare l’industria dell’auto o altre eccellenze italiane ed è stato messo in croce. Peggio ancora quando ha aperto a nuove vie sul nucleare. Ha ricordato che non possiamo affidarci soltanto alle rinnovabili, ma che ci vuole l’atomo di ultima generazione affiancato al gas e semmai pure all’id roge n o. Anche in questo caso le sue dichiarazioni sono state accolte come se fosse un esponente del centrodestra che critica l’Ue. C i n gol a n i ha infilato il dito nella piaga che Bruxelles si ostina a definire in altro modo. Per la Commissione il green estremo è progresso. Ieri il costo del metano ha superato i 2 euro al chilogrammo, ma al momento la strategia del governo resta quella dei sussidi e del gioco delle tre carte sugli oneri di sistema: dentro e fuori dalle bollette. Siamo a un bivio. Se la Francia tira la volata sul nucleare e noi non corriamo con tecnologia sovrana perderemo il tram e resteremo dipendenti da altri. Da Parigi a cui dovremo pure chiedere la tecnologia.

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