Il tam tam dei giorni scorsi ha trovato una conferma nel comunicato ufficiale della municipalità di Shanghai diffuso domenica sera che dispone il più grande lockdown cinese in due anni dallo scoppio della pandemìa. La chiusura sarà in due tempi, prima tocca all’area di Pudong, sede del financial district, poi a quella di Puxi, dal primo al 5 aprile. Da ieri la sponda a Est del fiume Huangpu che divide in due la città metropolitana da 27 milioni di abitanti è già sotto chiave, ad aprile toccherà alla parte a Ovest, la più antica e più densamente popolata. Una resa incondizionata, quella del Governo locale, necessaria davanti all’aumento dei contagi che ha imposto misure draconiane e test di massa destinati a rendere la quarantena di Wuhan, il luogo dove tutto è iniziato, un pallido ricordo. Gli abitanti di Shanghai saranno sottoposti a controlli e dovranno rimanere confinati nei loro quartieri. Se c’è una città al mondo difficile da immaginare immobile, deserta, lontana dal caos che storicamente la contraddistingue, quella è Shanghai. Niente trasporti pubblici, metropolitana bloccata, ristoranti chiusi, si studia da casa, si lavora da remoto, il che vale per gli uffici pubblici, per quelli della finanza, per le imprese private. L’ufficio anti-Covid della municipalità ha precisato che devono essere garantite forniture sufficienti di cibo e beni di prima necessità a prezzi stabili, ma la prima reazione in molti casi è stata quella di prendere di assalto i supermarket per fare scorta. L’obiettivo del Governo è raggiungere entro aprile quota zero Covid-19, una strategia che finora ha pagato su focolai ridotti e ben delimitati sul territorio garantendo una ripartenza rapida ma che, nel caso di Shanghai, ovvero del cuore pulsante della comunità economica, finanziaria e della logistica cinese rischia di essere un boomerang devastante. La Borsa ha reagito male chiudendo infine con perdite contenute, a -0,61%, ma la catena della logistica del primo hub portuale al mondo ne risentirà e di conseguenza i traffici con i mercati di sbocco delle merci made in China, soprattutto Nordamerica ed Europa. Idem per i cargo, Shanghai è tra i dieci più trafficati scali aeroportuali al mondo. Questo lockdown diventa un test sul quale il potere centrale rischia molto più di Wuhan, la Plenaria del Parlamento ha ratificato una strategia di rilancio dell’economia basata su tasse ridotte ai minimi, combinando lo stimolo fiscale a una politica monetaria necessaria a creare la giusta liquidità, ma l’obiettivo del 5,5% del Pil si allontana. Sarà un test anche per Li Qiang, il capo del partito della municipalità, tra i più fedeli sostenitori del presidente Xi Jinping e in odore di essere promosso in autunno, al 20esimo Congresso nazionale, tra i sette uomini d’oro dello Standing Committee.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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