STUPIDA RAZZA

lunedì 28 marzo 2022

Buste paga più leggere: così l’assegno salva i bilanci delle famiglie

 

Solo una famiglia su due riceverà l’assegno unico entro la fine di marzo. Tutte le famiglie, però, devono fare i conti già da questo mese con il taglio dei “vecchi” aiuti per i figli. I primi a imbattersi negli effetti del nuovo contributo sono i 17,7 milioni di lavoratori dipendenti che in questi giorni ricevono le buste paga. «I cedolini di marzo riservano diverse sorprese e, in moltissimi casi, non positive», afferma Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi Consulenti del lavoro. Il debutto dell’assegno unico incrocia infatti la partenza ufficiale della riforma Irpef, cioè la revisione di aliquote e scaglioni, che però potrà mitigare solo in parte gli importi netti più bassi percepiti dai genitori. Basta guardare lo stipendio di un operaio con coniuge e due figli minori a carico (l’esempio in grafica). La retribuzione netta, che a marzo 2021 è stata di 1.974 euro, questo mese scende a 1.668 euro. Vale a dire 306 euro in meno in busta paga, a fronte di un (potenziale) assegno unico da 350 euro, che spetterebbe ipotizzando un Isee del nucleo familiare da 11mila euro. Lo stesso operaio, però, a marzo potrà vedersi accreditato il nuovo contributo sul conto corrente solo se ha fatto domanda all’Inps entro fine febbraio. Insomma: a chi non si è mosso per tempo resta (per ora) solo il taglio delle agevolazioni; con la possibilità di recuperare gli arretrati dell’assegno facendone richiesta entro fine giugno. In queste ore uffici del personale, sindacati e consulenti del lavoro si preparano a raccogliere lo sconcerto dei tanti lavoratori che non hanno ancora compreso la portata dell’intervento: non sarà facile spiegare loro il mix di ritocchi che dà forma al nuovo importo netto più snello. Tra elementi positivi e negativi Assegno al nucleo familiare (Anf). Detrazione per i figli a carico minori di 21 anni. Bonus Renzi-Gualtieri di 100 euro. Nel mix di interventi sono queste le tre voci che vengono cancellate dai cedolini di marzo. Le prime due vengono di fatto “assorbite” dal nuovo assegno unico. La terza è il trattamento integrativo ex legge 21/2020, che nella fascia di reddito tra 15mila e 28mila euro – in cui si colloca l’operaio del nostro esempio – viene riconosciuta solo se la somma di alcune detrazioni (per carichi di famiglia, da lavoro dipendente, per interessi passivi, spese sanitarie rateizzate, lavori edilizi, eccetera) risulta superiore all’imposta lorda. Ma questa verifica finale potrà avvenire giocoforza solo con il 730 del prossimo anno; quindi gli importi saranno eventualmente regolati nelle buste paga di luglio 2023. A continuare a ricevere in automatico il trattamento integrativo, invece, sono i dipendenti con reddito fino a 15mila euro. Se questi sono gli elementi “penalizzanti”, ce ne sono altri che al contrario contribuiscono ad alzare il netto in busta paga. In primo luogo la nuova aliquota effettiva Irpef, che nell’esempio passa dal 24,28 al 23,65 per cento. In secondo luogo la modifica della formula di calcolo delle detrazioni per lavoro dipendente. Infine la decontribuzione dello 0,8% (valida per il solo 2022), applicata purché l’imponibile parametrato su 13 mensilità non superi i 2.692 euro. Il fattore Isee L’incrocio tra riforma Irpef e assegno unico non agisce per tutti allo stesso modo. «Dai calcoli effettuati nelle scorse settimane emerge chiaramente come vengano premiati soprattutto i redditi medio-alti», aggiunge De Luca. Sulle famiglie con redditi più bassi, in particolare quelle con figli, l’effetto della nuova Irpef viene ridimensionato in busta paga dal taglio degli aiuti alla famiglia. Ed è solo sommando anche l’impatto dell’assegno unico che può realizzarsi quell’«azione redistributiva» sottolineata dal Mef (nota n. 6 del 20 gennaio 2022). Ma qui entra in gioco anche il fattore Isee, che può nascondere delle insidie. «A parità di situazioni reddituali e familiari, un Isee più alto, condizionato ad esempio dalla presenza di immobili di proprietà, può determinare un rilevante peggioramento delle entrate mensili complessive», spiega Paolo Mancini, esperta di politiche familiari per la Fondazione studi Consulenti del lavoro. La platea e i ritardatari Dal 23 marzo sono iniziati gli accrediti degli stipendi per 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Da oggi cominciano ad aggiungersi quelli per i 14,5 milioni di lavoratori del settore privato. L’arrivo di una busta paga più leggera potrebbe risvegliare parte dei 3,5 milioni di nuclei familiari che a fine febbraio non avevano ancora fatto domanda per l’assegno unico. Su sette milioni di famiglie interessate secondo le stime del Governo, a muoversi per tempo sono stati infatti solo tre milioni. Altre 445mila famiglie, invece, sono quelle che già beneficiano del reddito di cittadinanza, a cui l’Inps erogherà direttamente gli importi spettanti non prima di aprile: perché manca ancora la circolare con le istruzioni operative.

Come impatta il nuovo assegno unico sulle buste paga di marzo?

 A partire da questo mese l’assegno unico è stato erogato dall’Inps a chi ne ha fatto richiesta entro fine febbraio, andando a sostituire le altre misure di sostegno alle famiglie con figli a carico, a prescindere dall’occupazione dei genitori (dipendenti, autonomi, disoccupati, incapienti). Per i genitori lavoratori dipendenti, dunque, dalle buste paga di marzo spariscono alcune voci: oltre al “vecchio” Assegno al nucleo familiare (Anf), anche la detrazione per i figli a carico minori di 21 anni (incluse le maggiorazioni per figli minori di tre anni e per quelli con disabilità) e la detrazione per famiglie numerose. In più vengono cancellati altri aiuti erogati dall’Inps, come il premio alla nascita (o adozione) e il bonus bebè. Resta vivo il bonus nido.

Le modifiche in busta paga valgono anche per chi non ha chiesto l’assegno?

Sì, queste voci vengono eliminate per tutti. Le somme che prima erano riconosciute o anticipate dal datore di lavoro in busta paga vengono infatti “assorbite” definitivamente dal nuovo assegno unico, anche per chi ancora non lo ha richiesto. 

Vengono cancellate tutte le detrazioni per i familiari?

No. Restano la detrazione per il coniuge a carico e quella per i figli a carico con età uguale o superiore a 21 anni. Inoltre, per i figli under 21 – anche se non spettano più le detrazioni per figli a carico – continuano a valere detrazioni e deduzioni previste per oneri e spese sostenute nel loro interesse.

Oltre a quelle per i carichi di famiglia, ci sono altre modifiche nei cedolini?

Sì, sulle buste paga impatta anche la nuova Irpef: cambiano le aliquote (che passano da cinque a quattro scaglioni); sparisce il bonus Renzi-Gualtieri di 100 euro, assorbito nella detrazione per lavoro dipendente con l’eventuale aggiunta del trattamento integrativo per i lavoratori incapienti; si alleggerisce il prelievo contributivo (per il 2022 c’è la decontribuzione dello 0,8 per cento). 

Anche la riforma Irpef è scattata a marzo? 

La riforma delle aliquote e degli scaglioni Irpef è entrata ufficialmente in vigore il 1° gennaio 2022. I primi cambiamenti, quindi, si sono visti già sui cedolini di gennaio, ma a marzo ci sono le variazioni più evidenti. Anche se il Fisco dà comunque tempo ai datori fino ad aprile per applicare le novità 2022, facendo poi «un conguaglio per i primi tre mesi» (circolare 4/E/2022).

Nessun commento:

Posta un commento